Repertorio: Il cunto

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IL CUNTO

Di e con Mimmo Cuticchio

Il ritmo sincopato del cunto, di origine misteriosa e antichissima, scandisce l’epopea per voce sola che Mimmo Cuticchio, il maggiore puparo e cuntastorie del nostro tempo, porta nelle piazze e nei teatri del mondo.

Un colpo del piede sulla pedana, un gesto imperioso della spada ricevuta come eredità iniziatica dal maestro Peppino Celano, e la voce possente di Cuticchio chiama a raccolta intorno alle avventure cavalleresche di Orlando e dei Paladini di Francia, che per secoli i giullari cantarono lungo le strade d’Europa, tessendo un tappeto coloritissimo di immagini con le scarne formule della tradizione orale.

Un fastoso teatro della memoria si spalanca nel breve recinto del cunto, in cui «ricordare» significa di nuovo, secondo l’etimologia cara al Medio Evo, «rimpatriare nel cuore».

Mimmo Cuticchio - Foto © Guido Gaudioso
Mimmo Cuticchio - Foto © Guido Gaudioso

A singolar tenzone
Duelli tra musiche e parole sul paladino Orlando

Cunto: Mimmo Cuticchio
Musiche: Giacomo Cuticchio
Primo violino: Marco Badami
Secondo violino: Filippo Di Maggio
Viola: Massimo Cantone
Violoncello: Paolo Pellegrino
Sax soprano: Nicola Mogavero
Fagotto: Filippo Barracato
Tromba: Sergio Caltagirone
Trombone: Fabio Piro
Pianoforte: Giacomo Cuticchio

Un viaggio in un tempo senza tempo, dove il cunto antico di Mimmo Cuticchio e la musica contemporanea del figlio Giacomo si scambiano intenzioni, si cedono il passo vicendevolmente, si fondono in un gioco, a tratti semplice e armonioso a tratti spericolato e acrobatico, sulle gesta di Orlando, valoroso paladino, l’eroe per eccellenza, austero, coraggioso e devoto al suo dovere di capitan generale dell’esercito francese.

Un racconto focalizzato sulla drammatica e spettacolare rotta di Roncisvalle, dove troveranno la morte Orlando e altri trecento impavidi paladini.

Per la prima volta i temi musicali della battaglia, del galoppo, del lamento, della marcia reale, che Giacomo Cuticchio ha composto appositamente per questo “viaggio”, si uniscono ai ritmi, ai toni e alla possente vocalità di Mimmo Cuticchio, capace di interpretare oltre quaranta personaggi diversi e trasformare il cunto in canto.

Un’opera per voce e musica, nella quale la narrazione tiene le fila del racconto e la musica ne sottolinea e ne esalta i ritmi e l’emozione. La suite per fiati, legni, ottoni ed archi è eseguita da un ensemble di nove musicisti. Strumento portante è il pianoforte, omologo del piano a cilindro negli spettacoli tradizionali, che Giacomo suonava da bambino agli inizi del suo apprendistato di oprante.

Mimmo e Giacomo Cuticchio sono rispettivamente padre e figlio. Il primo, prendendo le mosse dal cuore profondo della tradizione dell’Opera dei pupi, l’ha rilanciata in una prospettiva contemporanea e al contempo ha salvato dall’oblio il “cunto”, rimarcando sempre la propria discendenza dai maestri del passato. Il secondo muove i suoi primi passi di oprante-musicista sul terreno fertilissimo arato dal padre; successivamente, il suo incontro con l’opera di Philip Glass e l’amore per la musica antica, rinascimentale e barocca, lo hanno spinto verso una ricerca sonora originale, per molti versi analoga a quella del padre, oggi riconosciuto il massimo innovatore dell’Opra.