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La Macchina dei Sogni 27ESIMA EDIZIONE
Pupi e opranti nel cinema •  8 / 30 Dicembre 2010  •  Palermo - Via bara all'Olivella
Presentazione Calendario Compagnie e Spettacoli Progetti
PRESENTAZIONE

Direzione artistica
MIMMO CUTICCHIO

Collaborazione all’organizzazione
MIMMA GIORDANO, GIUSI PARISI

Ideazione installazione luminosa e immagine del festival
TANIA GIORDANO

Realizzazione installazione luminosa
MANUEL LUMINARIE ARTISTICHE

Luci e fonica
MAURIZIO RUGGIANO

Documentazione video
CHIARA ANDRICH

Documentazione fotografica
GIULIO AZZARELLO

Progetto Grafico
ALFIO ARMENIA

Ufficio stampa
SIMONETTA TROVATO

Organizzazione generale
ELISA PULEO

Il filo rosso che ha segnato il Festival per 26 edizioni è stato il teatro di figura e di narrazione, esaminato nelle sue molteplici sfaccettature e lontano dall’idea di un teatro esclusivamente infantile.
La ventisettesima edizione focalizza l’attenzione sulla combinazione di pupi, marionette e burattini nei rapporti con il cinema e l’audiovisivo. L’accostamento del teatro di figura, così antico e materiale, con queste due componenti, così moderne e illusorie, sembra piuttosto bizzarro, ma le proiezioni di immagini in movimento hanno almeno due antenati che risalgono dal mondo antico e che appartengono al teatro di figura: le ombre cinesi e la lanterna magica.

Le prime sfruttano l’uso delle mani o di ritagli di carta e cartoncini per proiettare le ombre su uno schermo, che può essere anche un semplice lenzuolo; la seconda, attraverso una lente posta all’interno di una scatola, proietta su una parete immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela.
Dalle immagini della lanterna magica e dalle ombre cinesi del Settecento e Ottocento prende le mosse il cinema d’animazione, conosciuto soprattutto per l’uso dei disegni. I pupazzi tridimensionali sono stati spesso utilizzati come effetti speciali nel grande cinema. Un esempio è Il nuovo Gulliver (1936) del russo Aleksander Lukic Ptusko, primo lungometraggio sovietico d’animazione. Specialista in marionette animate, nel realizzare un adattamento dal famoso romanzo di Swift, Ptusko impiega un attore in carne ed ossa per il personaggio di Gulliver e marionette animate in stop motion per i lillipuziani. Un altro caso simile è il celebre King Kong (1933), nel quale il pupazzo animato da Willis O’Brien è addirittura il personaggio principale.
In Italia, il primo esempio di animazione di pupazzi si trova all’interno di un film diretto da Giovanni Pastrone. Si tratta di una sequenza de La guerra e il sogno di Momi (1916), dove la battaglia sognata dal piccolo protagonista è resa mediante pupazzi animati.

Tralasciando per un attimo provenienze e derivazioni, torniamo agli apparenti bizzarri accostamenti tra il teatro di figura e il cinema ed entriamo a volo d’uccello nel Teatro dei pupi.
Assai più antico del cinema e amato e partecipato da un pubblico appassionato ed esperto, il Teatro dei pupi cominciò il suo lento declino proprio con la diffusione del nuovo mezzo espressivo, che in Sicilia arrivò con un decennio di ritardo rispetto al resto d’Italia. Il cinema incuriosiva e seduceva tutti, vecchi e giovani, ma soprattutto questi ultimi e allontanava gli spettatori da quello che, fino a quel momento, era l’unico svago che conoscevano. La crisi iniziò pian piano, tuttavia gli opranti si resero conto da subito che la concorrenza era sproporzionata e che si trattava di una lotta impari.
Un film che descrive esattamente quello che pupari ed opranti dovettero provare in quel periodo si intitola I girovaghi, con Peter Ustinov nella parte dell’oprante.
Poi ci fu la guerra e, con l’entrata degli alleati americani, arrivò – oltre al flipper, al disco in vinile e al jukebox – anche la televisione, che sembrò dare il colpo di grazia al Teatro dei pupi.
La crisi fu devastante, ma sarebbe troppo semplicistico attribuire la responsabilità solo al cinema e alla televisione. In mezzo ci fu la guerra, poi la disattenzione del ceto politico per questa tradizione; l’emigrazione verso il nord Italia e il resto del mondo completò il disastro.
La risalita è stata lenta, sofferta e altalenante. Molto è stato fatto, anche se molto ancora si deve fare. Tuttavia, quei pochi segnali positivi che intravediamo, lasciano ben sperare perché il Teatro dei pupi, riconosciuto “patrimonio dell’umanità”, appassiona ed interessa le nuove generazioni.
Il pubblico è tornato a frequentare i teatri dei pupi e i nostri spettacoli sono richiesti in tutto il mondo. Persino il cinema, attraverso autori e registi di chiara fama, sostiene con documentari e filmati la nostra attività, mostrando la trasformazione che questa tradizione ha vissuto, rivelandola attuale, capace di appassionare i giovani.

Pupi e opranti nel cinema è il tema di questa edizione del festival La Macchina dei Sogni”, che, oltre a presentare gli spettacoli di pupi della nostra compagnia e quelli di teatro di figura realizzati da gruppi provenienti da tutta Italia, propone una mostra dedicata a Giacomo Cuticchio; una rassegna di film che ha come protagonista il Teatro dei pupi, sia nelle storie che racconta, sia per l’inserimento di opranti nei cast; incontri con studiosi e giornalisti che hanno conosciuto direttamente o indirettamente gli opranti e registi che il festival si pregia di ricordare; incontri nelle scuole con Mimmo Cuticchio e con l’esperto di editoria Carlo Carzan, per raccontare ai più giovani la nascita di un progetto editoriale e cinematografico di grande valore sul nostro Aladino di tutti i colori e tanto altro ancora, che il pubblico potrà scoprire direttamente partecipando alle attività del Festival.

Associazione Figli d’Arte Cuticchio

 
Sogno vagabondo
Le compagnie coinvolte nel festival:

Figli d’Arte Cuticchio Palermo

Associazione la casa di Pulcinella - Salvatore Gatto Napoli

Giacomo Cuticchio Ensemble Palermo

Mimmo Cuticchio Palermo

Istituto delle guarattelle - Bruno Leone Napoli

Gek Tessaro Verona

Teatro Laboratorio Mangiafuoco Milano

Valentina Vecchio Bari

Claudio Cinelli Firenze

Teatro Tages Cagliari

Il manifesto della ventisettesima edizione de La Macchina dei Sogni cerca di raccontare una possibile relazione tra la magia del teatro di figura, nello specifico il teatro dell’Opra, e il sogno del cinema, attraverso un gioco di ritagli cartacei che, uniti tra loro, ricreano la sagoma di un pupo dietro l’obbiettivo di una cinepresa, dalla quale alcuni spettatori sembrano guardarci, in attesa della prossima “prima visione”.

Locandina La Macchina Dei Sogni 2010
scarica la locandina
Il profilo del paladino, che contiene in sé la luna di Georges Méliès, maestro del teatro d’illusione e padre del cinema fantastico, si proietta in un ideale dialogo con Giacomo Cuticchio, maestro oprante girovago del Teatro dei pupi e mago del cinema d’estate, quando nelle piazze dei paesi siciliani, negli anni Cinquanta, proiettava sui muri bianchi delle case, le storie d’amore, d’avventura e morte che la celluloide proponeva.
Schermo-ossatura di questo dialogo è il mestiere, inteso come quel bagaglio di tecniche appartenenti ad arti varie, che molto spesso transita dal teatro al cinema e viceversa, e che trova concretezza in una parola cara sia al cinema che al teatro di figura: animazione.
Dal cimiero di cellulosa del nostro paladino “a passo uno”, in una sequenza di diversi fotogrammi appaiono i disegni su pellicola di Oskar Fischinger, Maria – la donna-robot del film Metropolis – il Fortunello di Ettore Petrolini, la marionetta di Chaplin, la maschera di Totò, il pupazzo di King Kong e il sorriso di Ridolini, che, con la loro presenza, sottolineano le molteplici possibilità visionarie sia dell’immagine filmica sia del teatro.
Accanto a tutti loro, il monello di Chaplin, il bambino che ci indica l’immaginario invisibile e unico di ogni spettatore, sempre pronto a proiettarsi in un viaggio fantastico tra fili, pellicola e sogni.

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