In viaggio con
l’Opera dei pupi
dalla musica antica
alle marionette
e dai cunti alla messa in scena sonora
Dopo aver raggiunto a Polizzi Generosa
il traguardo delle 25 edizioni, La Macchina dei Sogni riprende il suo cammino dallo
stesso centro madonita, che anche
per questa edizione trasforma il
paese in un palcoscenico en plein
air. Polizzi si presenterà come “città
d’arte e degli artisti” dove il programma
degli spettacoli si intreccerà
con altre iniziative teatrali.
Nelle rappresentazioni che ospiteremo
rivivranno antiche tradizioni e
nuove tendenze che testimonieranno
la grande vitalità del teatro
dei pupi, delle marionette e dei burattini,
ma anche del canto lirico e
del teatro da strada.
Il cartellone, come di consueto, è
nutrito e trova sede in chiese cortili
e piazze, luoghi pieni di fascino
al chiuso o all’aperto, ma sempre
ammantati dal silenzio e dalla luce
di un’antica civiltà.
In viaggio con
l’Opera dei Pupi sarà il tema sul
quale lavoreranno le compagnie,
per realizzare un articolato programma
che propone più spettacoli
al giorno. Ad apertura del
festival la nostra nuova produzione
dal titolo Tancredi e Clorinda con
musiche di Monteverdi orchestrate
dall’Ensamble per la musica antica
Antonio Il Verso. Sono presenti altri
opranti-pupari e numerose compagnie
di teatro, italiane e straniere,
che metteranno in evidenza le strutture
fondamentali del teatro popolare
e nello stesso tempo le
somiglianze e le differenze semanticamente
significative che attraverso
la musica antica, le marionette, la
messa in scena sonora, hanno una
corrispondenza con la tradizione
epico-cavalleresca.
Associazione Figli d’Arte Cuticchio |
Direzione artistica
MIMMO CUTICCHIO
Responsabili spazi scenici
SERENA BOCCANEGRA
MASSIMO BRIGUGLIA
TANIA GIORDANO
Gruppo di lavoro
NINO CUTICCHIO
GIACOMO CUTICCHIO
MIMMA GIORDANO
TANIA GIORDANO
FULVIO VERNA
Collaborazione
all’organizzazione
STEFANO ALBANESE
SALVO DOLCE
ENRICA DI GANGI
ROSSELLA PALAZZOLO
GANDOLFO SCHIMMENTI
DOMENICO SPAGNUOLO
Responsabili luci
GASPARE PARISI
MAURIZIO RUGGIANO
Responsabili fonica
MARCO COLLURA
CRISTIANO NASTA
Installazioni luminose
MANUEL LUMINARIE ARTISTICHE
Service luci e fonica
TECNOLINE
Progetto
grafico
DELL’ERBA
IIlustrazione
TANIA GIORDANO
Documentazione fotografica
GIULIO AZZARELLO
Documentazione video
CHIARA ANDRICH
Coordinamento progetto “I racconti dei Luoghi”
GANDOLFO PAGANO
Organizzazione generale
ELISA PULEO |
La mostra
Le pitture raccontano
Storie di eroi, santi e briganti
La complessa tessitura di storie cavalleresche, religiose, eroiche, leggendarie che s’intrecciavano nel Teatro dei pupi trovava essenzialità espressiva e decorativa nella semplicità pittorica di cartelloni e fondali.
L’itinerario tematico dipinto in queste tele vede, nel tardo Ottocento, l’ingresso di nuovi motivi non esclusivamente paladineschi. Il repertorio, sulla scena, si allarga alle vite dei santi e alle avventure di briganti, che confluiscono nei canovacci del Teatro dei pupi. Gli opranti si orientano verso la produzione di “serate speciali”, capaci di attirare nuovo pubblico, nella quali, in un unico spettacolo, si racconta la storia di un personaggio.
Per tutto il periodo di massimo splendore dell’Opra è fatto obbligo alla quasi totalità degli opranti di realizzare, la sera del Venerdì Santo, la rappresentazione del Mortorio di Cristo. Dalla descrizione che Pitrè fa di uno spettacolo della Passione, che il famoso antropologo vide rappresentare nel teatro del puparo Achille Greco (G. Pitrè, Spettacoli, p.31), si comprende come sia incisiva la partecipazione del pubblico.
Accanto alla Passione, un altro momento della vita di Cristo che solitamente trova posto sul palcoscenico dei pupi è la Natività, rappresentata nel periodo natalizio con altrettanta risonanza. Il discorso religioso del Teatro dei pupi prosegue poi con l’abitudine a rendere omaggio ai santi più venerati del luogo, con una versione scenica del loro martirio e dei loro miracoli: la storia di Santa Genoveffa, la storia di Pia de’ Tolomei, quella di Santa Rosalia.
Temi ricorrenti nelle serate speciali erano anche quelli del brigantaggio. Nell’ambito dell’arte popolare siciliana la loro presenza è davvero massiccia, lo si riscontra dal numero di pubblicazione a dispense prodotte nella seconda metà dell’Ottocento intorno alla vita di celebri banditi, dalla frequenza delle narrazioni nella pittura dei cartelli dei cantastorie, dalla pittura dei carretti.
Le vicende dei briganti più celebri hanno costituito un consistente serbatoio di scenari per l’Opra. Esse riuscivano a suscitare nel pubblico abituale lo stesso interesse delle avventure cavalleresche, poiché nella cultura popolare c’era una predilezione per coloro i quali erano costretti a darsi alla macchia per sfuggire alle ingiustizie sociali o le angherie dei potenti. La storia di Pasquale Bruno, quella del brigante Peppe Musolino, rispecchiavano l’aspirazione ad una giustizia autentica. La solidarietà verso il bandito si consolidò soprattutto dopo l’unificazione d’Italia, quando il fenomeno del brigantaggio, per effetto della prostrazione economica insostenibile, si amplificò e finì per rientrare nella logica del potere da contrastare.
Infine, tra le più belle riduzioni per i pupi di episodi non cavallereschi, restano da ricordare Romeo e Giulietta di Shakespeare e la più recente Storia della Baronessa di Carini, dove il tema dell’amore ostacolato si conclude tragicamente.
Questo è, in estrema sintesi, l’argomento oggetto della mostra che viene allestita nell’Auditorium San Francesco e che accoglie alcuni dei più importanti pittori d’Opra di area palermitana.
I cartelloni, dotazione necessaria del “mestiere” di un oprante-puparo, servivano a segnalare, appesi nella vicina piazza, la presenza del Teatro dei pupi e, soprattutto, ad informare il pubblico sull’episodio che si sarebbe rappresentato la sera. I pittori li realizzavano su commissione degli opranti, rispettando rigorosamente le sequenze cronologiche delle rappresentazioni cicliche. I soggetti, dipinti nei vari scacchi, avevano per tema le vicende più amate, in modo da sollecitare l’interesse del pubblico. A partire dalla fine degli anni Cinquanta, gli opranti-pupari, costretti dal venir meno dell’interesse del pubblico popolare verso le rappresentazioni cicliche, tenderanno a ridurre il numero degli episodi da rappresentare. Ciò ovviamente si rifletteva anche sull’impostazione della sequenza narrativa degli scacchi dei cartelloni. I pittori, dunque, erano sollecitati a dipingerli non più secondo i dettami della tradizione, ma in base alla nuova fisionomia degli intrecci imposta dalle esigenze degli opranti-pupari.
|
La nuova produzione
Tancredi e Clorinda
È il titolo di una nuova messa in scena di Mimmo Cuticchio che unisce i pupi, il canto lirico e la musica classica. Non è la prima volta che Cuticchio avvia una ricerca che vede la musica lirica entrare, al pari di altre tecniche artistiche e poetiche, nella costruzione di un suo spettacolo. Né è la prima volta che affronta Monteverdi. Si tratta, tuttavia, di un’operazione nuova in cui gli opranti-pupari e i pupi condividono fisicamente la scena. La manovra è a vista, i segreti del mestiere vengono svelati e messi a nudo, il piccolo boccascena non ha più i confini ristretti del tradizionale Teatro dell’opra.
La struttura narrativa e drammatica, pur nella semplicità costruttiva, segue due livelli e due piani di rappresentazione: quello popolare, che accoglie compiutamente la tecnica dell’improvvisazione su un canovaccio ben definito, e quello dell’esecuzione musicale del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi.
Lo spettacolo è strutturato in due parti dove l’una introduce l’altra. I pupi agiscono, nella prima parte, raccontando l’antefatto del canto XII della Gerusalemme Liberata ovvero Dal consiglio di Goffredo di Buglione alle battaglie sotto le mura di Gerusalemme.Nella seconda parte, durante il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, lo spettacolo prevede un’azione scenica con i pupi che renderanno viibili i versi del Tasso.
Dinanzi alla drammaticità della vicenda affidata al canto, i pupi diventano speculari all’uomo, è il teatro nel teatro. Il motivo delle armi (battaglie collettive d’eserciti e duelli) si intreccia con il motivo dell’amore in crescendo spesso drammatici ed appassionati, che trovano proprio nel combattimento fra Tancredi e Clorinda la rappresentazione più perfetta e sublime. L’intreccio tra il canto e il racconto visualizzato consentirà di vivere l’esperienza di un’immersione totale nell’arte dei pupi, della musica e del canto.
L’esecuzione musicale di entrambe le parti è affidata all’Associazione per la Musica Antica Antonio il Verso diretta dal maestro Ignazio Schifani. L’organico strumentale è costituito dal clavicembalo, due violini, una viola, un violoncello. Il ruolo del narratore è affidato a Luca Dordolo, Tancredi a Ugo Gagliardo, Clorinda a Picci Ferrari. |
Ideazione scenica, cunto e regia
Mimmo Cuticchio
Testo
Luca Dordolo
Clorinda
Picci Ferrari
Tancredi
Ugo Gagliardo
Violini
Boris Begelman e Federico Brigantino
Viola
Giannicola Stagno
Violoncello
Ludovico Minasi
Fagotto barocco
Giovanni Battista Graziadio
Direzione concertazione e clavicembalo
Ignazio Maria Schifani
Opranti
Mimmo Cuticchio, Fulvio Verna, Tania Giordano
Fondali
Tania Giordano
Ossature
Antonio D’Agostino, Salvo Bumbello
Armature
Salvo Bumbello, Mimmo Cuticchio
Costumi dei pupi
Pina Patti Cuticchio, Tania Giordano
Luci
Maurizio Ruggiano
Fonica
Cristiano Nasta
Pupi e fondali sono stati costruiti nel Laboratorio dei Figli d’Arte Cuticchio - Palermo |
|