L’edizione 2022 del festival “La Macchina dei Sogni” si articolerà in tre luoghi emblematici della città di Palermo: il Teatro di Via Bara all’Olivella, il Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas e il Monte dei Pegni di Santa Rosalia a Palazzo Branciforte.
Il primo è un punto di coagulo di una cultura trasversale che dialoga con la città, che si rivolge alle giovani generazioni con un progetto d’investimento artistico e di educazione alla visione. Gli altri due sono istituzioni che non hanno bisogno di presentazione, conservano e raccontano “semplicemente” la Storia della Sicilia.
Teatro e Museo interagiscono nel segno della “rappresentazione”, che per entrambi costituisce una funzione primaria. Come possa configurarsi tale rapporto, quale vantaggio reciproco possa scaturirne, lo abbiamo sperimentato nelle due precedenti edizioni del Festival, ambientate proprio al Museo Salinas. Il linguaggio poetico e teatrale ha consentito una diversa fruizione degli spazi museali, creando percorsi emotivamente coinvolgenti, restituendo un rapporto vivo e dialogante con le opere d’arte e con la loro storia.
Sotto questa luce si può leggere il programma di quest’anno, che ancora una volta parte da Palermo per guardare oltre l’orizzonte cittadino.
Al Museo Archeologico Salinas proporremo gli spettacoli di teatro di figura del Teatro del Drago di Ravenna, della Compagnia Carlo Colla & figli di Milano, della Nuova Accademia Teatrale di Bibiena di Arezzo, della Compagnia Granteatrino/Casa di Pulcinella di Bari, dell’Associazione Casa delle Guarattelle Bruno Leone di Napoli. Il programma di spettacoli delle compagnie, che con il loro lavoro rappresentano l’Italia e le sue molteplici forme del teatro di figura (marionette, burattini, pupazzi, guarattelle, ombre), si completerà con un progetto che abbiamo chiamato Piccoli Dei, incentrato sulle storie delle infanzie delle divinità greche, piccole storie di formazione che gettano le basi di quello che sarà il loro ruolo nell’Olimpo e da cui originano le doti e le proprietà straordinarie che li contraddistingueranno.


Si tratta di sei racconti inediti che Martina Forti e Lorenza Cingoli hanno scritto per il festival e che prendono spunto dall’infanzia degli Dei. Li abbiamo affidati a due gruppi teatrali di Palermo, il Teatro Atlante e il Teatro degli Spiriti, che li metteranno in scena secondo il loro stile e la loro poetica. Il primo basandosi fondamentalmente sulla presenza degli attori, che avranno il compito di interpretare il racconto come azione scenica; il secondo ponendo al centro della rappresentazione la parola e le figure animate: burattini, oggetti, ombre. Il tessuto teatrale nasce e si consolida attraverso il principio di collaborazione tra linguaggi e stili diversi, una vocazione naturale de “La Macchina dei Sogni”, che sin dal suo nascere ha sostenuto il confronto con artisti e intellettuali non sempre vicini al mondo dell’Opra.
In coda ad ogni racconto è prevista una piccola attività legata al patrimonio archeologico del Museo Salinas. Consegneremo ai bambini una carta d’identità con le caratteristiche delle divinità che sono state raccontate e li inviteremo a ricercare, all’interno delle sale espositive, immagini, sculture, bassorilievi corrispondenti a tali profili. Al progetto collabora Armando Traverso, che consideriamo una sorta di pifferaio magico, capace di trascinare e appassionare bambini e adulti.
Nel teatrino di via Bara all’Olivella, com’è naturale che sia, presenteremo il nostro spettacolo di pupi ma questa volta diverso dal repertorio classico dei paladini.
Aladino di tutti i colori espressamente pensato per i bambini ma che, nell’incanto del teatro dei pupi, si nutre dell’appassionata partecipazione del pubblico di ogni età. Mimmo Cuticchio, unendo l’essenzialità espressiva con il massimo delle sollecitazioni fantastiche, piomba sull’attualità recuperando tracce di storie senza tempo, sfruttando appieno la tecnica dell’improvvisazione, una prassi teatrale che utilizza tanto negli spettacoli tradizionali quando in quelli del nuovo repertorio.
Ed eccoci a Palazzo Branciforte, un luogo unico della nostra città, nel quale si fondono identità e innovazione, dove la storia si coniuga con l’archeologia, con l’arte moderna e contemporanea. Lo spazio, noto anche come Monte dei Pegni di Santa Rosalia, rappresenta per noi il luogo che custodisce le nostre origini di teatranti, una splendida cornice in cui hanno trovato collocazione permanente i pupi più antichi della famiglia. In occasione del festival, Mimmo Cuticchio creerà un percorso teatralizzato, un’azione scenica che coinvolgerà allo stesso tempo narratore, opere e visitatori. I pupi esposti saranno protagonisti e costituiranno il centro e l’alveo dell’azione da cui si dipaneranno i racconti e i ricordi di Cuticchio, che ripercorrerà la storia della sua famiglia di opranti, intrecciata a quella del Teatro dei Pupi dall’Ottocento ai giorni nostri. Il percorso teatralizzato non vuole sostituirsi a un percorso di visita tradizionale, al contrario, vuole offrire nuove chiavi di accesso alla collezione dei pupi per suscitare attenzione e curiosità al fine di approfondire e rilanciare i contenuti.
In ultimo, in collaborazione con il Sole Luna Doc Film Festival (4 – 10 luglio, Palermo) offriamo al pubblico di Palermo una selezione di cortometraggi di animazione sul tema del viaggio e dei diritti umani. I video provengono dal concorso Animati in video promosso da Il Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure Arrivano dal Mare!, in collaborazione con Alpe Adria Puppet Festival, Anima International Festival, La Macchina dei Sogni, Immagina Festival, INCANTI Rassegna Internazionale di Teatro di Figura, Segni New Generations Festival.

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CATALOGO

MANIFESTO

PIEGHEVOLE

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Quando nel 1984, per festeggiare i cinquant’anni di attivi- tà artistica di mio padre Giacomo, realizzammo la prima edizione de La Macchina dei Sogni, non potevo immagi- nare che quell’avventuroso viaggio sarebbe continuato fino a superare i miei cinquant’anni di attività teatrale. Mio figlio Giacomo all’epoca aveva due anni, una foto lo ritrae in braccio a me, accanto a mio padre. Oggi, alla 39esima edizione del festival, in braccio a me c’è nuovamente un bimbo di due anni, mio nipote Mimmo, figlio di Giacomo. Il primo è cresciuto dentro La Macchina dei Sogni condivi- dendone temi e incanti, il secondo spero assorba, negli anni a venire, tutta la magia e l’entusiasmo che il festival sprigio- na, condividendoli con il numeroso pubblico di tutte le eta.̀ La Macchina dei Sogni ha sempre privilegiato il teatro di figura – dall’Opera dei pupi alle molteplici forme della narrazione – pensato per un pubblico misto di bambini e di adulti che desiderino ritrovare l’infanzia che è in loro. Ma l’edizione di quest’anno, intitolata Il paese dei ba- locchi, è decisamente dedicata ai bambini. In un’epoca così difficile e delicata come quella che stiamo vivendo, con una pandemia non ancora del tutto scomparsa e una guerra alle porte d’Europa, che rischia di degenerare in un conflitto mondiale, si delinea chiaramente un’emergenza infanzia. Sono i bambini, infatti, a pagare il prezzo più alto di questa catastrofe, che condiziona pesantemente la loro crescita, il loro immaginario, pregiudicando il diritto a vivere in un mondo di pace e di benessere. Insicurezza, sfiducia e paura per l’incerto futuro sono sentimenti con i quali ci confrontiamo quotidianamente e ai quali non sfuggono i nostri figli e nipoti.
L’impegno rivolto alle nuove generazioni è il presup- posto necessario per rifondare una civiltà in declino, la condizione indispensabile per assicurarne lo sviluppo e la sua stessa sopravvivenza. Nel mio piccolo, sento pressante il bisogno di fare la mia parte.

Mimmo Cuticchio

CALENDARIO

Info e prenotazioni
Palazzo Branciforte – Biglietto unico €5
Teatro dei Pupi di Mimmo Cuticchio – Intero 10€ Ridotto 5€
Museo Archeologico A. Salinas – Ingresso libero

È consigliabile prenotare anticipatamente i biglietti: +39 091.323.400

NOTA – Per partecipare a qualsiasi tipo di evento e/o spettacolo è obbligatorio indossare la mascherina FFP2.

GIOVEDÌ 7 LUGLIO

ore 11.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Pinocchio e Arlecchino
Casa delle Guarattelle / Bruno Leone


ore 11.30 e ore 16.00
PALAZZO BRANCIFORTE

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 18.30
TEATRO DEI PUPI DI MIMMO CUTICCHIO

Alì Babà e i 40 ladroni
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 21.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Giocapinocchio
Granteatrino / Casa di Pulcinella

VENERDÌ 8 LUGLIO

ore 11.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Piccoli Dei
Ermes. Il piccolo inventore

Teatro degli spiriti

Efesto. Brutto e Geniale
Teatro Atlante


ore 11.30 e ore 16.00
PALAZZO BRANCIFORTE

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 18.30
TEATRO DEI PUPI DI MIMMO CUTICCHIO

Alì Babà e i 40 ladroni
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 21.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Se Pinocchio fosse cappuccetto rosso
Nuova Accademia del Teatro d’Arte

SABATO 9 LUGLIO

ore 11.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Piccoli Dei
Atena. So tutto io

Teatro Atlante

Artemide (e Apollo). I gemelli sole luna
Teatro degli Spiriti


ore 11.30 e ore 16.00
PALAZZO BRANCIFORTE

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 18.30
TEATRO DEI PUPI DI MIMMO CUTICCHIO

Alì Babà e i 40 ladroni
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 21.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Pinocchio
Teatro del Drago

DOMENICA 10 LUGLIO

ore 11.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Piccoli Dei
Zeus. Il bambino nascosto

Teatro Atlante

Persefone. La bambina sottosopra
Teatro degli Spiriti


ore 11.30 e ore 16.00
PALAZZO BRANCIFORTE

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 18.00
COMPLESSO MONUMENTALE DELLO STERI
Sala delle Verifiche

Animati in video
In collaborazione con Sole Luna Doc FIlm

Oriphoea Zero
Lorenzo Gianmario Galli – 4′

Pedro’s Dream
Barbara Veloc – 6′

John and the evening
Gianfranco de Franco, Edmondo Romano, Eros Guerra, Daniele Suraci, Francesco Bolo Rossini, Marco Lucci, INRIclassic – 4′

La maggior parte
Margherita Cennamo, Burattinificio Mangiafoco – 10′

La tenda
Marta Ciceri, Alice Edelvais – 6′


ore 18.30
TEATRO DEI PUPI DI MIMMO CUTICCHIO

Alì Babà e i 40 ladroni
Compagnia Figli d’Arte Cuticchio


ore 21.00
MUSEO ARCHEOLOGICO

Teste di legno
Compagnia Carlo Colla e Figli
Associazione Grupporiani

[…] non c’è niente al mondo di più bello della risata di un bambino.
E se un giorno tutti i bambini del mondo potranno ridere insieme, tutti, nessuno escluso, sarà un gran giorno […]
Gianni Rodari, “Una scuola grande come il mondo”

Questo volume accompagna la 39esima edizione de “La Macchina dei Sogni” intitolata Il paese dei balocchi, dedicata ai bambini.
I due anni di pandemia – non ancora del tutto risolta – e l’attuale guerra alle porte d’Europa, hanno condizionato le nostre vite. Quello che è accaduto ci ha aperto gli occhi sulla nostra fragilità, sulle catastrofi e sulle tragedie a cui siamo esposti, facendoci riscoprire il valore incommensurabile dell’essere umano.
La forma e la qualità del futuro non potranno che dipendere da noi, dalle lezioni etiche che sapremo trarre da queste vicende, dalle conseguenti scelte comportamentali che sapremo compiere pensando proprio al mondo che consegneremo ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Ma possiamo realmente sperare in un mondo migliore? È ragionevole coltivare una simile speranza?
Che ne è stato delle strabilianti scoperte, dei progressi che nei secoli scorsi abbiamo creduto di raggiungere e che mai avremmo pensato di perdere? Come possiamo concretamente costruire un mondo migliore?
È difficile dare risposte. Una cosa però sembra chiara: per quanto grande, enorme, gigantesca, un’intera montagna di dubbi non spegnerà mai una sola piccola speranza.
Allora noi, con le armi della poesia e del teatro che sappiamo fare, ripartiamo dai bambini, consapevoli che l’arte e la cultura svolgono un ruolo fondamentale nella crescita di un individuo. Il teatro, il bagaglio di conoscenze e di saperi che esso rappresenta, può accompagnare i fanciulli nel percorso di apprendimento oltre la scuola, oltre la famiglia, conducendoli in mondi magici in cui tutto può accadere, dove le domande angosciose del presente possono trovare risposte e dove è possibile immaginare un futuro.
Desideriamo dunque rivolgerci ai bambini, per rispondere al loro bisogno di “normalità” nelle azioni e nelle relazioni di tutti i giorni.

Elisa Cuticchio

Il respiro senza tempo dell’Opra

PERCORSO A PALAZZO BRANCIFORTE

La ricerca di nuove modalità espressive, che rendano viva e attuale la tradizione dell’Opera dei pupi e del cunto, ha orientato gli ultimi decenni dell’attività di Mimmo Cuticchio e della nostra Associazione.
Con un assiduo lavoro di ricerca e di contaminazione tra forme e linguaggi diversi, abbiamo cercato di rifondare la tradizione proiettandola verso il futuro e affrancandola da quel luogo comune che la considera – in parte ancora oggi – un genere minore. Ciò è stato possibile perché abbiamo sempre considerato il passato, il bagaglio della nostra esperienza di “figli d’arte”, parte integrante del presente e nutrimento per il futuro.

Il progetto Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto proponendosi al pubblico con il respiro della novità e con l’animo ancorato nella tradizione, conferma il nostro impegno in questa direzione.

La collezione storica dei pupi del Cav. Giacomo Cuticchio, che ha trovato collocazione permanente a Palazzo Branciforte, uno dei luoghi più suggestivi e prestigiosi dell’arte e della cultura siciliane, sarà al centro di una drammaturgia complessa, una scrittura stratificata che interseca l’epopea dei paladini di Francia con la storia dei pupi e della famiglia Cuticchio, in un arco temporale che va dai primi anni del Novecento ai giorni nostri.

All’ingresso dell’antico Monte dei Pegni di Santa Rosalia, due attori si aggireranno come spiriti guida. Saranno loro ad accogliere gli spettatori raccontandogli la storia affascinante di quel luogo e svelandogli l’essenza artigianale e mitica dell’Opera dei pupi. Partendo dalla bellezza delle marionette, che le guide animeranno per dimostrare la capacità di simbiosi tra pupo al puparo, Mimmo Cuticchio realizzerà una drammatizzazione site specific incentrata sulla propria storia artistica e familiare. Gli spettatori avranno l’occasione di vivere un’esperienza teatrale unica, come se si trovassero tra le quinte del teatrino dell’Opra.

Quando nel 2015, su progetto di Mimmo Cuticchio, realizzammo l’installazione di Palazzo Branciforte, ci capitò più volte di percepire presenze fantasmatiche, come se in quel luogo esistesse un mondo parallelo di visioni, di eloquenti silenzi e di storie. Capitava anche che lasciassimo in una certa posizione un pupo e l’indomani lo trovassimo in un’altra posa, incredibilmente più giusta di quella che avevamo pensato per lui. Fantasticherie da “arsenale delle apparizioni” di pirandelliana memoria, che ognuno di noi non aveva il coraggio di rivelare agli altri, ma che ora, a distanza di anni, ci appaiono chiaramente delineate.

Forse la nostra percezione era condizionata da quello che sapevamo sul Monte dei Pegni di Santa Rosalia: un luogo carico di energia e di emozioni, dove è facile percepire la sedimentazione di racconti e di sofferenze che quegli scaffali lignei hanno assorbito. Tuttavia, per quanto il nostro punto di vista potesse essere parziale e influenzato dalla storia del luogo, maturammo una certezza che ancora oggi è viva in noi, e cioè che nessun altro posto sarebbe stato più giusto e pertinente per accogliere il “mestiere” della famiglia Cuticchio. I pupi antichi, le attrezzature, i fondali, il teatrino dialogano con le mille storie cariche di sofferenza, ma anche di sogni e di speranze, che il Monte dei Pegni custodisce come memoria attiva. L’architettura lignea che accoglie la collezione Cuticchio pone in dialogo due mondi diversi che scoprono felici assonanze.

Per Mimmo Cuticchio, “recupero” della tradizione non significa rappresentazione di un humus popolare o rimemorazione nostalgica di un’immagine perduta, ma paziente lavoro di ricucitura di una minuziosa trama, che trasforma il desiderio in realtà e la fatica in fantasia, al fine di trasmettere ancora oggi le emozioni universali della favola e dell’epica.

Questo percorso teatralizzato ha l’ambizione di combinare, in una ideale tavolozza, i molteplici aspetti del fantastico mondo in cui Cuticchio è nato e cresciuto. I materiali epici dell’Opera dei pupi, intrecciati a memorie personali, trasformano la visita guidata in un viaggio nei sentimenti e nei valori assoluti come l’amicizia, il tradimento, la lealtà, l’ingratitudine, l’ingiustizia, l’amore.

I numerosi personaggi delle storie dei paladini di Francia, oggi come un tempo, rappresentano specifiche tipologie umane che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Nello sguardo di Orlando, Rinaldo, Astolfo, Carlo Magno, Gano di Magonza si possono leggere storie antiche, leggende senza tempo di principi, paladini, saraceni, giganti, prodi condottieri e vili traditori, ma anche storie e situazioni della cronaca dei nostri giorni.

L’idea di teatro che Mimmo Cuticchio ha sviluppato negli anni è quella di un teatro-verità che, pur recuperando l’immaginario epico, prende le mosse sempre da situazioni reali. Lo spazio straordinario che la Fondazione Sicilia ha recuperato e restituito alla collettività diventa palcoscenico “attivo”, partecipe come fosse anch’esso un personaggio. Le fantasmagorie che Cuticchio sarà capace di materializzare sbucheranno da una sorta di teatro diffuso, che si sviluppa in altezza oltre che in piano.

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto per le sue caratteristiche drammaturgiche, per la stretta relazione col luogo che lo ospita, si propone come racconto di una memoria condivisa, che parte dalla tradizione pupesca dei Cuticchio per diventare storia di Palermo e dei sui abitanti.

Disponetevi dunque a guardare, ad ascoltare e immaginare, perché quello che sentirete e vedrete è una storia che riguarda tutti e tutte.

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Il respiro senza tempo dell’Opra

PERCORSO A PALAZZO BRANCIFORTE

La ricerca di nuove modalità espressive, che rendano viva e attuale la tradizione dell’Opera dei pupi e del cunto, ha orientato gli ultimi decenni dell’attività di Mimmo Cuticchio e della nostra Associazione.
Con un assiduo lavoro di ricerca e di contaminazione tra forme e linguaggi diversi, abbiamo cercato di rifondare la tradizione proiettandola verso il futuro e affrancandola da quel luogo comune che la considera – in parte ancora oggi – un genere minore. Ciò è stato possibile perché abbiamo sempre considerato il passato, il bagaglio della nostra esperienza di “figli d’arte”, parte integrante del presente e nutrimento per il futuro.

Il progetto Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto proponendosi al pubblico con il respiro della novità e con l’animo ancorato nella tradizione, conferma il nostro impegno in questa direzione.

La collezione storica dei pupi del Cav. Giacomo Cuticchio, che ha trovato collocazione permanente a Palazzo Branciforte, uno dei luoghi più suggestivi e prestigiosi dell’arte e della cultura siciliane, sarà al centro di una drammaturgia complessa, una scrittura stratificata che interseca l’epopea dei paladini di Francia con la storia dei pupi e della famiglia Cuticchio, in un arco temporale che va dai primi anni del Novecento ai giorni nostri. All’ingresso dell’antico Monte dei Pegni di Santa Rosalia, due attori si aggireranno come spiriti guida. Saranno loro ad accogliere gli spettatori raccontandogli la storia affascinante di quel luogo e svelandogli l’essenza artigianale e mitica dell’Opera dei pupi. Partendo dalla bellezza delle marionette, che le guide animeranno per dimostrare la capacità di simbiosi tra pupo al puparo, Mimmo Cuticchio realizzerà una drammatizzazione site specific incentrata sulla propria storia artistica e familiare. Gli spettatori avranno l’occasione di vivere un’esperienza teatrale unica, come se si trovassero tra le quinte del teatrino dell’Opra.

Quando nel 2015, su progetto di Mimmo Cuticchio, realizzammo l’installazione di Palazzo Branciforte, ci capitò più volte di percepire presenze fantasmatiche, come se in quel luogo esistesse un mondo parallelo di visioni, di eloquenti silenzi e di storie. Capitava anche che lasciassimo in una certa posizione un pupo e l’indomani lo trovassimo in un’altra posa, incredibilmente più giusta di quella che avevamo pensato per lui. Fantasticherie da “arsenale delle apparizioni” di pirandelliana memoria, che ognuno di noi non aveva il coraggio di rivelare agli altri, ma che ora, a distanza di anni, ci appaiono chiaramente delineate…

Forse la nostra percezione era condizionata da quello che sapevamo sul Monte dei Pegni di Santa Rosalia: un luogo carico di energia e di emozioni, dove è facile percepire la sedimentazione di racconti e di sofferenze che quegli scaffali lignei hanno assorbito. Tuttavia, per quanto il nostro punto di vista potesse essere parziale e influenzato dalla storia del luogo, maturammo una certezza che ancora oggi è viva in noi, e cioè che nessun altro posto sarebbe stato più giusto e pertinente per accogliere il “mestiere” della famiglia Cuticchio. I pupi antichi, le attrezzature, i fondali, il teatrino dialogano con le mille storie cariche di sofferenza, ma anche di sogni e di speranze, che il Monte dei Pegni custodisce come memoria attiva. L’architettura lignea che accoglie la collezione Cuticchio pone in dialogo due mondi diversi che scoprono felici assonanze.

Per Mimmo Cuticchio, “recupero” della tradizione non significa rappresentazione di un humus popolare o rimemorazione nostalgica di un’immagine perduta, ma paziente lavoro di ricucitura di una minuziosa trama, che trasforma il desiderio in realtà e la fatica in fantasia, al fine di trasmettere ancora oggi le emozioni universali della favola e dell’epica.

Questo percorso teatralizzato ha l’ambizione di combinare, in una ideale tavolozza, i molteplici aspetti del fantastico mondo in cui Cuticchio è nato e cresciuto. I materiali epici dell’Opera dei pupi, intrecciati a memorie personali, trasformano la visita guidata in un viaggio nei sentimenti e nei valori assoluti come l’amicizia, il tradimento, la lealtà, l’ingratitudine, l’ingiustizia, l’amore.

I numerosi personaggi delle storie dei paladini di Francia, oggi come un tempo, rappresentano specifiche tipologie umane che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Nello sguardo di Orlando, Rinaldo, Astolfo, Carlo Magno, Gano di Magonza si possono leggere storie antiche, leggende senza tempo di principi, paladini, saraceni, giganti, prodi condottieri e vili traditori, ma anche storie e situazioni della cronaca dei nostri giorni.

L’idea di teatro che Mimmo Cuticchio ha sviluppato negli anni è quella di un teatro-verità che, pur recuperando l’immaginario epico, prende le mosse sempre da situazioni reali. Lo spazio straordinario che la Fondazione Sicilia ha recuperato e restituito alla collettività diventa palcoscenico “attivo”, partecipe come fosse anch’esso un personaggio. Le fantasmagorie che Cuticchio sarà capace di materializzare sbucheranno da una sorta di teatro diffuso, che si sviluppa in altezza oltre che in piano.

Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto per le sue caratteristiche drammaturgiche, per la stretta relazione col luogo che lo ospita, si propone come racconto di una memoria condivisa, che parte dalla tradizione pupesca dei Cuticchio per diventare storia di Palermo e dei sui abitanti.

Disponetevi dunque a guardare, ad ascoltare e immaginare, perché quello che sentirete e vedrete è una storia che riguarda tutti e tutte.

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SPETTACOLI e COMPAGNIE

da una favola delle Mille e una notte

drammaturgia e regia Mimmo Cuticchio
opranti Mimmo e Giacomo Cuticchio
manianti Tania Giordano, Giuseppe Graffeo
fondali Pippo Miraudo
costumi e oggetti della scenotecnica Tania Giordano
luci e fonica Marcello D’Agostino
Organizzazione Elisa Puleo

La Sicilia ha avuto due grandi epoche culturali, l’araba e la normanna. Dagli arabi abbiamo acquisito l’immaginario delle loro narrazioni fantastiche. Nel periodo che va dal Medioevo alla prima metà del ’700, questo patrimonio di immagini e di storie fu recepito in maniera frammentaria tramite la circolazione di singole novelle di matrice orientale, mentre quello cavalleresco attecchì coi normanni. In modo particolare, la Sicilia fu un vero e proprio ponte attraverso il quale numerose novelle arabe si diffusero in Italia, diventando patrimonio culturale di tutto il paese.
Il carattere prettamente orale del Teatro dei Pupi è analogo a quello del corpus favolistico de Le mille e una notte. Tra la celebre raccolta di novelle e il ciclo della Storia dei paladini di Francia ci sono diverse analogie, assonanze ed elementi narrativi comuni. Le mille e una notte hanno come focus un racconto principale, che funziona da cornice, dal quale si diramano le diverse storie che costituiscono il corpus dell’opera, un meccanismo equivalente a quello della tradizione pupara, che noi rintracciamo negli “a parte”.
Le fonti sulle quali gli opranti del Teatro dei pupi lavorano ancora oggi oscillano fra la tradizione scritta e quella orale. Ogni oprante inserisce, toglie, accentua qualcosa in base alla propria cultura e al proprio vissuto. Allo stesso modo, Le mille e una notte sono un esempio di commistione tra oralità e scrittura: con il passare dei secoli, nonostante numerosi rimaneggiamenti e adattamenti, la trasmissione orale dell’opera risulta ancora viva ed efficace.
Tra le numerose fiabe contenute al suo interno, quella di Alì Babà e i 40 ladroni, hanno ispirato Mimmo Cuticchio, che la propone in una inedita versione per pupi pensata per il pubblico dell’infanzia.
Alì Babà e i 40 ladroni propone motivi ricorrenti nelle fiabe e nei racconti tradizionali di tutti i paesi: furbizia e intraprendenza, giustizia e riconoscenza; in più attiva l’immaginario sugli usi e i costumi dei popoli orientali, mentre fa riflettere sulla disparità tra ricchi e poveri, dimostrando al contempo che i sogni fanno parte della vita e che chi nasce povero o proviene da un paese sfortunato, può e deve sperare in un mondo migliore.
Ancora una volta il nostro teatro attinge alla tradizione per porsi al servizio del contemporaneo, in questo caso per riflettere sull’emergenza, tuttora irrisolta, dei bambini figli di immigrati, che nascono nel nostro paese, frequentano le nostre scuole, crescono e giocano assieme ai nostri figli, ma ai quali lo Stato non garantisce gli stessi diritti dei loro coetanei italiani.
La messa in scena è incentrata sulla scoperta del teatrino come scatola magica: l’alternarsi delle scene e delle luci, la partitura musicale, diversamente dallo spettacolo tradizionale, conferiscono all’insieme e alla drammaturgia del racconto uno stile contemporaneo.
Lo spettacolo è strutturato come fiaba dedicata essenzialmente ai bambini ma, nell’incanto del Teatro dei pupi, catturano l’attenzione e l’interesse del pubblico di ogni età.

di Martina Forti e Lorenza Cingoli

Giganti, ninfe, mostri, animali magici… i primi passi delle divinità greche sono costellati di pericoli e avventure. Già, perché anche gli Immortali sono stati bambini, e perfino il grande e potente Zeus, re dell’Olimpo e padre di tutti gli Dei, non si è affacciato alla vita nel più semplice dei modi.
L’assunto di questi deliziosi racconti è che le storie delle infanzie divine preludono alle imprese eroiche nelle quali le divinità saranno coinvolte da adulte. Piccole storie di formazione, che gettano le basi di quello che sarà il loro ruolo nel mondo e da cui originano le doti e le proprietà straordinarie che li contraddistingueranno.

L’idea
Il programma Piccoli Dei si compone di sei racconti scritti da Martina Forti e Lorenza Cingoli, che prendono spunto dalle infanzie delle divinità greche, ma che sono un pretesto per parlare di miti e leggende universali.
Una narrazione inframmezzata da brevi momenti di drammatizzazione, nei quali due compagnie – Teatro degli Spiriti e Teatro Atlante – danno vita a scene e dialoghi che rievocano la vita e le vicende dell’Olimpo in chiave ironica e leggera.
In coda ad ogni racconto, ci si propone di coinvolgere i bambini in una piccola attività legata all’ambiente nel quale si trovano. Consegneremo loro una carta d’identità con le caratteristiche delle divinità che sono state raccontate e li inviteremo a ricercare, all’interno del Museo Archeologico “Antonino Salinas”, immagini, sculture, bassorilievi, corrispondenti a tali profili.

Le storie

ARTEMIDE (Diana) / FEBO (Apollo). I gemelli Sole e Luna.
ATENA (Minerva). So tutto io.
EFESTO (Vulcano). Il bambino di fuoco.
ERMES (Mercurio). Il piccolo inventore.
PERSEFONE (Proserpina). La bambina sottosopra.
ZEUS (Giove). Tutta colpa dello zio.

 

Lea Martina Forti Grazzini

Vive e lavora a Roma. Laureata in Storia dell’Arte, da molti anni collabora con la Rai, sia in programmi radiofonici per Radio 3, sia per la televisione, dove è stata autrice e sceneggiatrice di programmi per ragazzi come L’Albero Azzurro, Trebisonda, Melevisione, Bumbi, Diario di casa e Calzino. Per Disney Channel ha scritto, insieme a Lorenza Cingoli, il film Berni e il giovane faraone, storia fantasy ambientata nel Museo Egizio di Torino. Ha pubblicato più di venti guide turistiche per bambini, racconti, filastrocche e romanzi.
È autrice di James e lo sguardo del gigante (Lapis), storia romanzata delle scoperte archeologiche di Giovanni Battista Belzoni, Le più belle storie dell’Iliade e Le più belle storie dell’Odissea (Gribaudo), scritti insieme a Lorenza Cingoli.

 

Lorenza Cingoli

Originaria di Ancona, vive a Milano. Laureata in Storia, è stata autrice di programmi tv come L’Albero Azzurro, La Melevisione e Calzino. Ha sceneggiato il film Berni e il giovane faraone, prodotto da Disney Italia. Scrive romanzi, racconti, libri-gioco e guide turistiche per bambini.
Ha pubblicato diverse raccolte di leggende e storie tratte da opere classiche, tra cui: Le più belle storie dell’Antica Roma, Le più belle storie dei vichinghi e dei miti nordici, Le più belle storie dell’Inferno di Dante e, con Martina Forti, Le più belle storie dell’Iliade e Le più belle storie dell’Odissea.
È autrice del romanzo per ragazzi Il segreto di Lucina (Einaudi Ragazzi) e di Cleopatra e la voce della sfinge, L’isola che non c’era e James e lo sguardo del gigante, scritti insieme a Martina Forti e pubblicati da Lapis.

da un’idea di Eugenio Monti Colla
musica del repertorio della Compagnia

scene, sculture e luci di Franco Citterio
costumi di Cecilia Di Marco e Maria Grazia Citterio
direzione tecnica di Tiziano Marcolegio
regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin

Il marionettista è un artigiano che costruisce da sé gli oggetti necessari per narrare le storie e gli intrecci con i quali conduce lo spettatore in luoghi, epoche e dimensioni apparentemente lontani dalla realtà circostante ma che, sorprendentemente, risultano esserne il riflesso.
La capacità evocativa della marionetta, questo piccolo attore che prende vita in una forma differente da quella dei colleghi in carne e ossa, in sinergia con le azioni e gli intenti del suo animatore, è il fulcro di una spettacolazione antica, dove forma e contenuto assumono lo stesso valore.
Negli immensi depositi della Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli, abitano più di tremila personaggi dalle caratteristiche e dalle fattezze disparate, al punto che a volte ci si domanda in quale stravagante trama possano coesistere.
Attingendo a questo vasto patrimonio, lo spettacolo Teste di legno propone un viaggio trasversale fra le tematiche del repertorio. Ispirandosi a un vecchio canovaccio, Eugenio Colla immagina che le marionette, abbandonate nei loro armadi al termine della giornata, prendano vita senza l’intervento del marionettista. Personaggi del mondo delle fiabe, della narrativa per ragazzi o di racconti fantastici si presentano al pubblico; il più terribile di loro, Re Barbarus, trovando il ritaglio di un vecchio giornale che parla di una “grande guerra”, viene folgorato dal folle sogno di conquistare il mondo.
L’immaginazione prende il sopravvento sulla realtà, ma non tutto andrà per il verso giusto, e così, al primo chiarore del mattino, al ritorno del marionettista, tutto sarà riposto in ordine e anche Re Barbarus tornerà ad essere una semplice marionetta.
In un percorso modulare, costituito da uno sviluppo narrativo con momenti e personaggi tratti dal vasto repertorio della Compagnia, vengono affrontati i temi della spensieratezza, della semplicità, dell’amore e dell’armonia, che si contrappongono a quelli delle ombre, della tirannia, dell’oppressione e della megalomania, diventando spunto tematico e coreografico per una vera e propria danza di marionette e sagome (cartonaggi). Lo spettacolo diventa una riflessione ironica e divertente sui sentimenti, i pregi e i difetti umani, sul rapporto fra l’uomo e il proprio pianeta, che, si spera, possa restare sempre “appeso ad un filo di poesia”.

 

COMPAGNIA MARIONETTISTICA CARLO COLLA & FIGLI

Giovanbattista Colla era un ricco commerciante che, alla fine del Settecento, aveva adibito una delle sale del proprio palazzo a teatro di marionette. Un rovescio di fortuna, legato alle vicende politiche del tempo, costrinse i Colla a lasciare Milano agli inizi dell’Ottocento, e gli spettacoli di marionette divennero l’attività principale della famiglia.
Nel 1861, alla morte del fondatore, i figli Antonio, Carlo e Giovanni diedero vita a tre diverse compagnie. Nacque così la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli. Nel 1889, il sedicenne Carlo, maggiore dei figli maschi, sostituì il padre nell’attività, affiancato dai fratelli Rosina, Giovanni e Michele. Dal loro lavoro nacquero spettacoli di grande presa sul pubblico. Il successo fu immediato, e le tournée della Compagnia iniziarono a comprendere anche grossi centri. Nel 1906 la Compagnia approdò al Teatro Gerolamo di Milano, costruito per le marionette nel 1868. Al Gerolamo la Compagnia ritornerà nel 1911, anno in cui i Colla divennero Teatro stabile delle marionette (l’unico a Milano dopo il Teatro alla Scala), assumendo anche la gestione della sala. Costretti a lasciare la sede del Gerolamo, minacciato dalle ristrutturazioni urbanistiche nel 1957, i Colla restarono inattivi per alcuni anni. Ripresero in proprio l’attività marionettistica nel 1965 continuando la tradizione sotto la guida di Eugenio Monti Colla, ultimo marionettista della famiglia fra quelli che agirono al Teatro Gerolamo, il quale è stato direttore artistico della Compagnia fino alla sua scomparsa, avvenuta lo scorso mese di novembre.
La Piccola Scala, il Piccolo Teatro di Milano, il Festival di Spoleto e numerosialtri festival e teatri internazionali (tra l’altro a Berlino, Parigi, Mosca, Madrid, Sydney, New York e Charleston) hanno ospitato la Carlo Colla & Figli, i cui successi ininterrotti sono testimonianza di una grande tradizione teatrale milanese.

da Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi 
spettacolo di burattini, pupazzi e attori

con Anna Chiara Castellano Visaggi, Chiara Bitetti, Valentina Vecchio
burattini e pupazzi Natale Panaro, Lucrezia Tritone
musiche originali Eddy Romano
regia Paolo Comentale 

Lo spettacolo Giocapinocchio è un tributo al burattino più famoso del mondo. Il punto di partenza è il Pinocchio di Collodi edito dalla Nuages e arricchito dalle splendide immagini di Emanuele Luzzati che, per l’occasione, ha sfoderato tutta la sua poliedrica abilità di scenografo-illustratore.
Il pubblico, molto spesso, non conosce il capolavoro di Collodi o, meglio, lo conosce attraverso la riscrittura di Walt Disney o i cartoni animati di produzione giapponese. L’intento di questo spettacolo è recuperare l’essenza del lavoro di Collodi.
Per questo, con le tecniche del teatro di figura, in questa rappresentazione rivivono i capitoli salienti del libro, dalla nascita stralunata del protagonista all’incontro con il Gatto e la Volpe, fino al confronto col temibile Mangiafuoco, senza dimenticare il Paese dei Balocchi e il famelico pescecane.
Lo spettacolo prevede l’alternarsi di diverse tecniche: burattini, pupazzi, teatro d’ombre e attori ed è impreziosito dall’esecuzione di musiche originali.

 

ASSOCIAZIONE GRANTEATRINO

Si costituisce nel 1983 per promuovere il recupero e il rilancio del teatro dei burattini, dei pupi e delle marionette. Da quel momento prosegue ininterrottamente l’attività di diffusione e valorizzazione del teatro di figura, insieme ad un’intensa produzione di spettacoli.
Anima della compagnia è Paolo Comentale, che indirizza la ricerca artistica sulla figura di Pulcinella, simbolo del teatro italiano nel mondo. Fondamentale, nel percorso creativo della compagnia, è l’incontro con il grande scenografo Emanuele Luzzati, al quale il Granteatrino si è legato in un rapporto fondato sul comune amore per Pulcinella e per il mondo dell’infanzia. È proprio Luzzati ad aver disegnato il logo della compagnia: un Pulcinella stilizzato che, in omaggio alla Puglia, si trova accanto a un piccolo trullo. Ma il grande artista genovese ha firmato soprattutto i bozzetti per le scene di molti spettacoli della compagnia, oltre alle illustrazioni dei manifesti.
Il Granteatrino, sin dalla sua fondazione, è stato riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Dal 1998, una convenzione con il Comune di Bari permette alla Compagnia di utilizzare in modo esclusivo lo spazio teatrale all’interno dell’Arena della Vittoria, che è diventata la Casa di Pulcinella. Intorno a questo luogo, fisico e mentale, si è raccolto un pubblico di bambini, ragazzi e giovani, ma anche un nucleo di artisti – scrittori, musicisti, scenografi – che ha trovato nel teatro di figura un interessante terreno di confronto e di ricerca.
In oltre trent’anni di attività il Granteatrino ha raccolto un patrimonio materiale che vanta più di 300 opere tra burattini in legno, in cartapesta, muppets, oggetti di scena, maschere, scenografie imponenti, disegni, illustrazioni originali di artisti vari. Molte delle scenografie realizzate su disegni di Emanuele Luzzati sono esposte in teatro, lo arredano e lo valorizzano. L’insieme di tutte queste opere costituisce una esposizione permanente. La Casa di Pulcinella è diventata una vera e propria “casa museo” inserita nei percorsi turistici e culturali della Puglia. Il Granteatrino svolge anche un’intensa attività in tournée nazionali ed internazionali (Europa, Giappone, Australia, Cuba, America, Africa).

Nella casa delle fiabe, dove le storie si incrociano e si mescolano, Pinocchio e Cappuccetto Rosso decidono di fare un gioco nuovo: il burattino più famoso del mondo si travestirà da Cappuccetto Rosso ed entrerà nella favola della sua amica diventandone il protagonista.
Per una volta sarà Pinocchio a far visita alla Nonna, affrontando le insidie del bosco e del Lupo Cattivo, ma ssshhh! Che nessuno sveli il suo segreto! Poiché il divertimento starà proprio nell’ingannare quello sbruffone del Lupo e dargli una bella lezione. La belva troverà pane per i suoi denti, letteralmente parlando, perché nemmeno lui, per quanto feroce, può avere zanne tanto forti da masticare un burattino di legno. Un susseguirsi di gag e di momenti fantastici condurrà lo spettatore verso l’epilogo di un racconto semplice e delicato, pensato per un pubblico di tutte le età, narrato come un sogno e divertente come un gioco.
Con “Se Pinocchio fosse Cappuccetto Rosso” la compagnia NATA intende rendere omaggio non solo a due classici della narrativa per l’infanzia, ma anche al grande Gianni Rodari, per condividere con i bambini il gusto di una ricetta unica e inconfondibile: quella dell’insalata di fiabe.

 

NATA – Nuova Accademia del Teatro d’Arte

È una compagnia teatrale professionale costituitasi nel 1988 in provincia di Arezzo, attualmente riconosciuta dalla Regione Toscana e dal Ministero della Cultura.
L’ambito principale di attività della NATA risiede nella produzione e distribuzione di spettacoli teatrali, nonché nella realizzazione e organizzazione di rassegne e progetti finalizzati alla promozione dello spettacolo dal vivo e della cultura teatrale in tutte le sue forme (teatro di figura, prosa, musica, danza).
Il principale punti di forza della compagnia, frutto di oltre 30 anni di esperienza, lo si trova nella qualità e riconoscibilità dei suoi spettacoli, rappresentati su tutto il territorio nazionale e all’estero. All’interno dei molteplici linguaggi che caratterizzano il loro lavoro e la loro poetica, l’elemento che contraddistingue la compagnia è l’attenzione verso il teatro di figura e la sua continua evoluzione nei due opposti ambiti della sperimentazione e della tradizione.
L’uso di pupazzi, maschere, ombre e figure, affiancato a una costante ricerca sul lavoro d’attore e sulla musica dal vivo, li colloca all’avanguardia nella ricerca di nuovi percorsi artistici.
Nonostante il centro delle sue attività di residenza sia il Teatro Dovizi di Bibbiena, la compagnia progetta rassegne ed iniziative che coinvolgono strutture e spazi teatrali disseminati su tutto il Casentino, questo li caratterizza come uno dei principali punti di riferimento nella vita culturale dell’intero territorio.
NATA è inoltre socio fondatore della Rete Teatrale Aretina e parte delle Residenze Artistiche Toscane, oltre che socio di ATF/Agis – Associazione dei Teatri di Figura e partner della Rete di IN-Box Verde.

dalle tavole originali di Alain Letort
colorate da Gianni Plazzi
pupazzi di Mauro Monticelli
musiche originali di Claudio Capucci e Morrigan’s Wake
con Roberta Colombo, Andrea Monticelli, Mauro Monticelli, Fabio Pignatta
regia Andrea Monticelli

Pinocchio è uno spettacolo di teatro di figura nel quale immagini, musica e animazione si fondono per restituire i colori e le atmosfere giocose del grande circo collodiano.
La scenografia e i pupazzi sono ispirati alle immagini di Alain Letort, artista francese che ha reso omaggio al famoso burattino di legno creando 12 tavole a china, successivamente colorate da Gianni Plazzi.
La trama rispecchia i personaggi dei disegni, da Geppetto al Gatto e la Volpe, dalla Fata Turchina a Mangiafuoco, attraverso quadri e scene indipendenti, come in un collage che ripercorre visivamente la famosa storia di Collodi.
L’intero spettacolo si svolge nella parte centrale della scena, che ospita di volta in volta strutture essenziali come la porta, il teatro dei burattini, l’albero, il circo. Nello stesso spazio si muovono anche gli attori, accompagnatori fissi dei pupazzi in una “animazione a vista” che è ormai parte integrante dell’espressione e della ricerca condotta negli ultimi anni dalla compagnia. I quattro attori diventano così fondamento dell’azione scenica, entrando anche loro nel circo colorato della favola di Pinocchio.
La colonna sonora originale è stata composta ed eseguita dal gruppo Morrigan’s Wake e da Claudio Capucci.

 

TEATRO DEL DRAGO (Ravenna)

La Famiglia Monticelli è una famiglia d’arte che produce e promuove spettacoli di burattini e marionette sin dalla prima metà del XIX secolo. Nel 1979 i fratelli Andrea e Mauro costituirono il Teatro del Drago, che da allora opera nel settore del Teatro di Figura contemporaneo e tradizionale. Il Teatro del Drago è riconosciuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Emilia-Romagna, come compagnia di rilevanza nazionale, per la sua attività di produzione e promozione. Tradizione e ricerca convivono nella conservazione del patrimonio storico della Famiglia, oggi raccolto nel Museo “La casa delle Marionette”, aperto al pubblico nel centro storico di Ravenna. L’attività del Teatro del Drago si svolge su due versanti: quello della tradizione, con gli spettacoli di burattini dell’Emilia Romagna tratti da antichi canovacci di proprietà della Famiglia e la conservazione dei materiali della Collezione Monticelli, e quello della ricerca, attraverso spettacoli di teatro di figura contemporaneo, dove si concretizza una personale linea artistica originale sia nell’impiego dei materiali, sia nelle tecniche di animazione.

Il burattinaio presenta al pubblico Pinocchio. Lo ha costruito col legno di giuggiolo, un albero che dà una frutta dolcissima con la quale si realizza il famoso brodo di giuggiole. Il burattinaio spera, in tal modo, che il suo Pinocchio non faccia tanto il monello. Lo fa sedere insieme ai bambini, con la promessa che starà tranquillo per tutto lo spettacolo.
Pinocchio, invece, irrompe nel teatro di Pulcinella e comincia a far chiasso perché vuol vedere Arlecchino. Pulcinella cerca di spiegare che Arlecchino, in quel teatro, non c’è mai stato, ma Pinocchio non demorde e fa un chiasso infernale. A sorpresa, giunge Arlecchino e insieme si mettono a ballare, interrompendo lo spettacolo. A questo punto arriva Mangiafuoco, che vorrebbe bruciare tutto, ma poi si commuove e lo spettacolo può ricominciare. Pinocchio torna al suo posto dopo essere riuscito a convincere Mangiafuoco a dare una piccola parte nello spettacolo anche ad Arlecchino. Pulcinella racconta le sue storie e nel finale riesce a sconfiggere la Morte con l’aiuto di Arlecchino. Ringrazia e saluta tutti. Ma Arlecchino non vuole andare via. Si scopre che anche lui è un pretendente di Teresina e che la vuole sposare. Nasce così una baruffa, ma alla fine sarà Teresina a scegliere. Chi, lo scoprirete vedendo lo spettacolo.

 

BRUNO LEONE

Nel 1978 Bruno Leone apprende l’arte delle guarattelle da Nunzio Zampella, ultimo maestro guarattellaro napoletano, ed evita in tal modo la scomparsa di una tradizione che risale a girovaghi e saltimbanchi medievali. L’arte delle guarattelle deve la sua vitalità alla capacità dei burattinai di coniugare memoria e attualità. Bruno Leone, che ha ripreso canovacci e stili di quest’arte, ha contribuito con efficacia alla ripresa di un genere teatrale molto importante per la storia della cultura napoletana, europea e mondiale. Pulcinella, sempre in scena alla destra del burattinaio, scandisce con la sua particolare voce – ottenuta col misterioso strumento della pivetta – l’alternarsi delle storie.

Direzione artistica Mimmo Cuticchio

Gruppo di lavoro
Vincenzo Cannioto, Giuseppe Colletti, Giacomo Cuticchio, Marcello D’Agostino, Marianda Geloso, Mimma Giordano, Tania Giordano, Giuseppe Graffeo

Documentazione video
Giorgia Sciabbica, Giuseppe Galante

Fotografo di scena
Alessandro D’Amico

Web designer e social media
Valerio Bellone

Diari di vita
narrazioni drammaturgiche del festival
di Vincenza Di Vita
su Ateatro.it

Illustrazioni
Tania Giordano

Progetto grafico
Mela Dell’Erba

Tipografia
Officine Grafiche Siciliane Soc. Coop.

Ufficio Stampa
Claudia Brunetto Chiara Chirieleison

Consulenza amministrativa
Dora Rubè, Maria D’Agostino

Assistenti all’organizzazione
Vittorio Caldovino, Arianna Egitto, Elena Madia, Simona Passarello

Organizzazione e cura del libro Elisa Puleo