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Tra pupi e cunti per incontrare Pitrè

Il festival La Macchina dei Sogni, giunto alla sua trentaduesima edizione, si svolgerà quest’anno, per la prima volta, nel  Museo Pitrè: un luogo della memoria che certamente può essere definito d’elezione per un evento culturale che si configura come una preziosa occasione per valorizzare e riproporre il nostro tradizionale teatro di figura e di narrazione.
Giuseppe Pitrè dedica ampi e documentati studi alle feste  e spettacoli tradizionali, fra i quali un posto certamente di rilievo occupano l’opra dei pupi, i cunti, e quella forma  peculiare di teatro popolare, che si afferma tra Sette e Ottocento in Sicilia, delle “vastasate”.

Ne La vita in Palermo cento e più anni fa, a proposito di questa espressione teatrale, che nasce proprio per coloro che “per deficienza di mezzi e umiltà di classe”, non potevano assistere alle rappresentazioni dei due teatri principali della città, il Pitrè  scrive che nell’ultimo trentennio del Settecento “una brigata di popolani d’ingegno pronto, di facile e colorito linguaggio, si propone di mettere su un teatrino tutto siciliano. (…) Il teatrino sorse in forma di baracca di legno o, come si dice ancora, di casotto (nome che poi rimase classico) nel piano della Marina e diede quanto di strano, di triste, di lieto, offrisse Palermo”.
Personaggi come quelli del Barone, avaro benestante, di ‘Nofriu, facchino sciocco e beone, di Donna Lisa,  servetta scaltra e civettuola rimangono tipi consacrati dall’uso, come testimonia lo stesso Villabianca nei suoi Diari.
Con la consueta passione e la tipica, fine ironia, Pitrè  nei suoi scritti tratteggia un mondo – quello del teatro popolare – destinato a lasciare, con Vastasate, Casotti, Tutui e Opra dei pupi , una traccia profonda non solo nella storia della cultura popolare siciliana, ma anche nel nostro immaginario collettivo.
Adesso questo mondo mai del tutto dimenticato, ma spesso lontano dagli standard delle nuove generazioni, che vivono una sorta di omologazione culturale da “villaggio globale”,  viene riproposto nella sale del Museo che porta il nome del suo fondatore.

Locandina La Macchina Dei Sogni 2014
scarica la locandina
Il ricco programma de La Macchina dei Sogni, su un progetto di Mimmo Cuticchio (Associazione Figli d’Arte Cuticchio), realizzato in collaborazione con la direzione  del Museo Pitrè, l’Accademia di Belle Arti di Palermo (Cattedra di scenografia) e con il contributo di Giovanni Isgrò (Università di Palermo, Cattedra di Discipline dello spettacolo) spazia, dal 10 al 12 luglio, dai cunti e spettacoli di opra dei pupi alla mostra che, parafrasando il noto scritto del Maestro,  si è voluta intitolare La vita a Palermo duecento e più anni fa; dai laboratori dedicati ai bambini che traggono spunto dal corpus favolistico raccolto dal Pitrè, all’incontro dedicato a Danze e contradanze. Senza dimenticare il grande contributo che da sempre le maestranze di artigiani specializzati (tornieri, sbalzatori, ceramisti, pincisanti, pittori di carretti, ricamatrici,  costumisti etc.) hanno dato a tutte le forme di espressione artistica popolare.
Ma – e questo è il dato distintivo dell’edizione 2015 della Macchina dei Sogni – tutto parte da Pitrè e ritorna a lui: ogni singolo spettacolo o incontro è concepito quale omaggio a colui che pose le basi e lo statuto scientifico della disciplina che egli stesso volle chiamare  Demopsicologia.
E, in questo modo,  tutto il patrimonio di oggetti della cultura, materiale e immateriale,  del popolo siciliano amorevolmente da lui  raccolti e donati al Comune di Palermo prenderà vita nelle sale del Museo, per l’occasione trasformato nell’Arsenale delle apparizioni di pirandelliana memoria.
Quale modo migliore e quale momento migliore  per ricordare Giuseppe Pitrè?  Siamo proprio ad un punto di svolta nella storia del Museo: dopo lunghi lavori di restauro dell’immobile, conclusi nel 2012, adesso inizieranno i lavori di riallestimento interno. Saranno realizzate le nuove vetrine espositive, secondo i più attuali standard museali, i sistemi illuminotecnici, gli apparati didattici e tutti gli allestimenti interni.
Con La Macchina dei Sogni il Museo chiude in bellezza una fase della sua vita caratterizzata da mostre temporanee dai depositi e allestimenti effimeri.
Nei prossimi mesi il pubblico non potrà visitarne le sale, che rimarranno chiuse per i necessari lavori di riallestimento del percorso museale permanente. E che riapriranno l’anno prossimo, giusto in coincidenza, emblematicamente, col centesimo anniversario della morte del Pitrè, avvenuta il 10 aprile 1916.
Registriamo anche una singolare analogia con quanto avvenuto allora: mentre nel 1916 il Consiglio comunale delibera tutta una serie di provvedimenti relativi al museo, tra cui l’intitolazione ufficiale al fondatore e l’acquisizione dell’importante biblioteca, adesso, nel 2016, quello stesso museo, in una sede diversa e restaurata, viene riallestito e riaperto al pubblico  in una veste certamente attuale ma sempre nel solco dell’indicazione del suo fondatore, che lo voleva quale custode di storia non scritta, specchio della società (“Gli oggetti del museo ora nato, strati diversi di antiche civiltà, rappresentano tante pagine della storia dell’Isola”).
Adesso, la Macchina dei Sogni, in una sorta di anteprima delle celebrazioni per la ricorrenza del centenario, che saranno organizzate lungo tutto il corso del prossimo anno, farà proprio questo: aiuterà il Museo a far rivivere qualche pagina della nostra storia, per tramandarla ai più giovani, in quella dialettica ininterrotta tra passato e presente, che lo storico Marc Bloch sostanzia nel “passaggio del ricordo” tra le generazioni.

Eliana Calandra
Direttore del Museo Pitrè e dell’Archivio storico comunale

Pupi siciliani

Direzione Artistica
Mimmo Cuticchio

Palermo duecento e più anni fa - Mostra
A cura di Fabrizio Lupo e Valentina Console
Consulenza scientifica: Giovanni Isgrò e Mimmo Cuticchio

Teste di legno - Mostra
A cura di Roberto Lo Sciuto

Malvizia - Laboratorio per bambini
Diretto da Nadia Parisi e Alessandro Prestipino (Atelier La Lucciola)

Artisti / Artigiani
Giuseppe Buglino, Gabriella Carlino, Gianfranco Di Miceli, Rosi Di Gaetano, Alfio Ferlito,  Chiara Lo Galbo, Angelo Puccio, Antonina Schimmenti, Enzo Scerrino, Angela Tripi, Giuseppe Vitrano

Tra cunti e pupi per incontrare Pitrè
Percorso ideato da Mimmo Cuticchio
Narratori in viaggio: Santa Buttaci, Salvino Calatabiano, Dino Librante Costa, Tiziana Cuticchio,  Heidi Mancino, Isabella Messina, Salvatore Ragusa
Compagnia CialomaDavide Morici (chitarra), Sebastiano Zizzo (violino), Piero Giovenco (voce)

Prime imprese di Carlo Magno
Cunto di Mimmo Cuticchio

Prime magie del mago Malagigi
Spettacolo di opera dei pupi della Compagnia Figli d’Arte Cuticchio

Danze e controdanze
Associazione Tavola Tonda

Allestimenti e costumi: Tania Giordano 
Collaborazione: Provvidenza Padalino

Gruppo di lavoro: Giacomo Cuticchio, Nino Cuticchio, Mimma Giordano, Tania Giordano, Provvidenza Padalino, Rosalia Riccobono 

Responsabile luci: Vincenzo Cannioto
Illustrazione di copertina: Tania Giordano
Progetto grafico e impaginazione: Dario Taormina

Ufficio stampa: Simonetta Trovato
Organizzazione: Elisa Puleo

Si ringrazia per la collaborazione Patrizia D’Amico, Silvana Arnone e tutto il personale del Museo Pitrè
Cunto e pupi. Due mondi paralleli
di Mimmo Cuticchio

In un vecchio detto popolare ci si chiede se sia nato prima l’uovo o la gallina. Serve a ricordarci che non ci può essere pulcino se prima non c’è l’uovo e che non ci può essere l’uovo senza che ci sia la gallina.
Si pensava che i pupi fossero nati all’inizio dell’ ‘800 e che il cunto esistesse già prima. Poi abbiamo scoperto l’esistenza di una tavola dell'XIV secolo nella quale sono raffigurati due giovani che animano marionette con sembianze cavalleresche, molto simili a nostri pupi. Dunque, se i cantari del Medioevo sono i progenitori dei cuntisti ottocenteschi, chi lo sa che i pupi medievali non siano gli antenati dei pupi armati siciliani?
Gli studiosi, a partire da Giuseppe Pitrè, si sono sforzati di ricercare le origini di questi due mondi paralleli, ma in definitiva nessuno di loro ha aggiunto nulla di nuovo alle sue scoperte. E così, oggi come allora, siamo sempre a chiederci se sia nata prima l’Opera dei pupi o il cunto.
Qualche passo avanti si sta facendo grazie alle ricerche di Valentina Venturini dell’Università di Roma Tre, che hanno riportato alla luce documenti, foto, articoli, copioni, a partire dal lavoro di Gaetano Greco, oprante di razza e di notevole cultura, nonché patriota e combattente a fianco di Garibaldi durante la rivoluzione del 1860.
Ad ogni modo, i pupi di scuola palermitana, come li vediamo oggi, non risalgono oltre il primo quarto dell''800.
Per destino, o per fortuna, possiedo le conoscenze e le tecniche delle due scuole, quella di oprante-puparo, appresa da mio padre Giacomo Cuticchio, e quella di cuntista, appresa da Peppino Celano, ultimo contastorie di tradizione vissuto nel secolo scorso.
In tanti mi chiedono se ho degli allievi, se dopo di me qualcuno continuerà il mio lavoro. Io rispondo che sono troppo impegnato a risolvere i problemi di ogni giorno, per potermi occupare anche di quelli che si presenteranno dopo la mia morte.  Scherzi a parte, io credo che quando si semina, si annaffia e si ha cura della terra, verrà il tempo in cui la pianta germoglierà. Come si dice, non tutto quello che sembra finito muore: magari si trasforma, cambia ritmi e modi di espressione, ma vive.  Forse Omero ha lasciato eredi o scritti? Eppure gli aedi hanno continuato a raccontare storie di migliaia di anni fa, che così sono arrivate fino a noi. Il programma del Festival di quest’anno è un primo omaggio all’illustre studioso di tradizioni popolari Giuseppe Pitrè, di cui ricorrerà il centenario della morte nel 2016.
Con un anno di anticipo abbiamo deciso di dedicargli tre serate all’interno delle quali proporrò un cunto “all’antica”,  in cui non mi preoccuperò di parlare al pubblico che non comprende la nostra lingua, come spesso avviene quando porto le serate in giro per l’Italia e l’Europa.  Comincerò dal principio della Storia dei paladini di Francia, ovvero dall’infanzia di Carlo Magno e dalle sue prime imprese, per continuare a raccontare gli avvenimenti la sera successiva con i pupi e nel tradizionale teatrino dell’Opra. Qui rappresenterò un episodio della storia che non vede protagonisti gli eroi Orlando e Rinaldo contro Rodomonte e Gradasso, oppure l’amore di Angelica e Medoro o ancora i fatti di Agricane e Fellerina, ma la nascita di due gemelli meno noti al grande pubblico, che un giorno diventeranno l’uno un valoroso paladino, pilastro della corona di Francia,  e l’altro un mago, re di tutti i maghi e principe dell’Inferno, sostegno dei paladini e delle loro imprese.
Per questa occasione, la mia famiglia sarà riunita dietro le quinte. Metteremo in scena, con tutti i segreti del mestiere, uno spettacolo “cavallo di battaglia” ai tempi in cui l’opera dei pupi poteva contare sulla presenza di un pubblico tradizionale.
Di fronte a me, che in prima quinta dirigerò lo spettacolo, ci sarà mio fratello Nino. In seconda quinta i nostri  rispettivi figli, Giacomo e Tiziana; Tania Giordano sarà aiutante di palcoscenico, assieme agli allievi manianti Librante Costa, Salvatore Ragusa, Provvidenza Padalino,  Rosalia Riccobono.