Repertorio: Spettacoli per la grande scena

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SPETTACOLI PER LA GRANDE SCENA

Dai semi del teatro dei pupi e del cunto la compagnia ha poi sviluppato un repertorio nuovo, che dilata i propri confini e supera le dimensioni della dimora originaria. In questi spettacoli – grazie alla drammaturgia e alla regia di Mimmo Cuticchio – i pupi dialogano con gli attori, entrano ed escono dal loro teatrino, sono inseriti contemporaneamente su due piani, quello narrativo e quello di ricerca. La trama narrativa si perde in complessi labirinti di echi, variazioni, libere associazioni, alle fantasie autonome dello spettatore. Qui il secondo piano non oscura mai il primo perché se è pur vero che possiedono il respiro della novità, essi si collocano nel privilegio della forza della tradizione da cui partono. Certamente sono un teatro di nuovo genere che integra elementi provenienti dalla pratica dei Pupi, da quella del cunto e dalle esperienze del teatro indipendente legato ad un’esigenza di sperimentalismo. I diversi elementi formano un nuovo organismo, non una momentanea unione di stili, sono qualcosa di solido che si regge sulla dialettica fra tradizione e innovazione.

REPERTORIO

Introduzione

Classico

Serate speciali

Spettacoli per la grande scena

Opera e opra

Il cunto

Dal Catai a Parigi – Arrivo di Angelica alla corte di re Carlo

Drammaturgia e regia Mimmo Cuticchio
Cuntista Mimmo Cuticchio
Opranti Giacomo Cuticchio, Giuseppe Airò, Tania Giordano
Luci Marcello D’Agostino
Musiche di Giacomo Cuticchio
eseguite da Oneiroi Quartet
Marco Badami, primo violino
Filippo Di Maggio, secondo violino
Massimo Cantone, viola
Paolo Pellegrino, violoncello

Nella corte di Carlo Magno a Parigi, in gran festa per la nascita dell’erede maschio, irrompe in tutta la sua bellezza la principessa del Catai, Angelica, figlia del Gran Baldassar della Cina. Vuole sposare uno dei Paladini, quello che riuscirà a sconfiggere in duello il fratello Argalia.

C’è il trucco, naturalmente, anzi la magia, si tratta pur sempre di una favola, ma tanto basta per suscitare tempeste d’amore e rivalità nei nobili cuori dei Paladini, che si mettono tutti all’inseguimento della bellissima e inafferrabile fanciulla.
Intanto Parigi viene assediata dai saraceni e pochi cavalieri sono rimasti a difenderla dall’assalto dei nemici.

C’è grande battaglia: teste mozzate, corpi squarciati ma la città è salva. Tra i cadaveri, un solo superstite, Medoro, soccorso da Angelica che lo cura con le sue pozioni magiche, lo salva, se ne innamora e lo sposa. Quando il Paladino Orlando lo scopre impazzisce; toccherà ad Astolfo recuperarne il senno sulla luna.

È la libera interpretazione dell’Orlando Furioso di Ariosto con contaminazioni dell’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo narrata dalla voce di Mimmo Cuticchio e agita dai pupi.

È la versione popolare del più famoso dei cicli cavallereschi, con tutti gli ingredienti del caso: la magia, i colpi di scena, l’eroismo vero o ostentato e l’amore, in un’interpretazione resa ancora più sapida dall’inserimento della manovra a vista . A mezza via tra spettacolo e dimostrazione di lavoro i pupi si muovono senza il piccolo boccascena in cui vengono di solito agiti e tuttavia ottengono ugualmente effetti incomparabili grazie alla capacità di Mimmo Cuticchio che con la sua capacità di moltiplicare le voci occupa meravigliosamente la scena.

L’ira di Achille

Drammaturgia e regia Mimmo Cuticchio
Cuntista Mimmo Cuticchio
Opranti Giacomo Cuticchio, Giuseppe Airò, Tania Giordano
Luci Marcello D’Agostino
Musiche di Giacomo Cuticchio
eseguite da: Oneiroi Quartet
Marco Badami, primo violino
Filippo Di Maggio, secondo violino
Massimo Cantone, viola
Paolo Pellegrino, violoncello

L’opera dei pupi è notoriamente conosciuta come il teatro che racconta le gesta cavalleresche di Carlo Magno di Orlando e Rinaldo; tuttavia negli anni ’70, in piena crisi di questo teatro, Mimmo Cuticchio per far sopravvivere le tecniche e saperi tramandati da padre in figlio, decise di scrivere nuovi copioni. Questo esperimento è stato efficace perché con i nuovi spettacoli è riuscito a rifondare un pubblico di nuova generazione completando l’esperienza con una drammaturgia dei luoghi funzionale alla messa in scena e alla rappresentazione.

La figura patriarcale e ieratica di Mimmo Cuticchio domina sin dall’inizio la scena per la sua abilità istrionesca di cuntista alle prese con il dover rendere, soprattutto alle nuove generazioni, la grande poesia epica di Omero. Lo spettacolo si svolge su tre piani scenici: gli uomini/pupi, i sacerdoti/pupari e gli dei in una felice contaminazione tra diverse tradizioni orali e performative che è evidente già all’inizio. Cuticchio ha rielaborato sapientemente il racconto del poema omerico, tuttavia anche coloro che conoscono la storia seguono con il fiato sospeso l’avvicendarsi delle scene.

Nel decimo anno d’assedio di Troia i Greci affrontano una pestilenza che a sua volta è causa di un’aspra contesa tra Agamennone e Achille. Quest’ultimo si ritira dalla guerra, sordo alle suppliche degli altri Greci e del suo migliore amico Patroclo che lascia combattere al posto suo, con le sue armi, ma poi ne dovrà piangere la morte e tornerà in guerra per vendicarsi, uccidendo a sua volta il principe troiano Ettore. Segue il riscatto di Priamo in una scena madre che il grande oprante e cuntista rende con il massimo impatto emotivo.

La drammaturgia, sempre lineare, segue passo dopo passo l’Iliade senza mai banalizzare o semplificare. La musica, il ritmo incalzante delle scene e dei dialoghi, ma soprattutto il piacere puro, intatto, assoluto del racconto che riscopre l’antica arte dei rapsodi omerici, ci riporta indietro nel tempo ed è significativo come nell’era dei social network ci sia il bisogno innato e radicato sin dall’infanzia di ascoltar e riascoltare le storie non registrate ma rigorosamente dal vivo, perché prendano corpo e voce.

Le musiche sono originali, eseguite dal vivo da un ensemble di archi.

Cimbelino
da W. Shakespeare

Drammaturgia e regia Giacomo Cuticchio
con Mimmo Cuticchio, Giacomo Cuticchio, Giuseppe Airò, Tania Giordano
Luci Marcello D’Agostino
Musiche di Giacomo Cuticchio
eseguite da Oneiroi Quartet
Marco Badami, primo violino
Filippo Di Maggio, secondo violino
Massimo Cantone, viola
Paolo Pellegrino, violoncello

Nel regno della Britannia il matrimonio tra un onesto e prode gentiluomo di nome Postumo e la figlia del re, Imogene, è turbato da un triste evento. Il re, istigato dalla moglie sposata in seconde nozze, bandisce l’uomo dal regno e lo costringe ad un immediato esilio.

Nonostante ciò, Imogene gli resta fedele e non accetta in alcun modo la corte pressante di Cloten, il malvagio figlio della regina. Seguono intrighi, duelli, battaglie per riaffermare la verità e riportare giustizia.

Lo spettacolo innesta nuove radici nella tradizione popolare del teatro dei pupi e mette in relazione tradizione e innovazione, lasciando alla creatività di Giacomo Cuticchio la responsabilità di percorrere a suo modo questa nuova avventura, difficile già di per sé, e ancora più difficile se si pensa alla novità dell’argomento rispetto alla tradizione dei pupi siciliani che incarnano le storie di Orlando e Carlo Magno, di Crociate e di epica cavalleresca.

Giacomo ha compiuto un lavoro di riduzione del Cimbelino, mettendo in luce la trama essenziale, il gioco delle passioni, il carattere dei vari personaggi, disponendo in sintonia il teatro dei pupi con lo spirito del genio shakespeariano al fine di dare allo spettatore i colori accesi di quest’opera che come tutti i lavori del drammaturgo inglese si ispira alla vita, la interpreta e la rappresenta. Un’attenzione particolare va alle musiche, inedite, composte dallo stesso Giacomo ed eseguite dal vivo da un quartetto d’archi.