La Macchina dei Sogni 2017
 
Mostra e Installazioni
 
Mostra Cavalieri antichiCavalieri antiqui

Mostra a cura di Tania Giordano
Collaboratori: Alessandro Prestipino, Emanuele Salamanca

Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui!
Eran rivali, eran di fé diversi,
e si sentian degli aspri colpi iniqui
per tutta la persona anco dolersi:
e pur per selve oscure e calli obliqui
insieme van senza sospetto aversi.


Orlando Furioso, canto I,v.22
Ludovico Ariosto

Antichi cavalieri in armi, distinti dai propri simboli e dalla propria foggia 
sono mostrati insieme – croce e mezza luna, spalla a spalla, con elmo o turbante – come su un palcoscenico in cui lo spettatore può liberamente inoltrarsi.
Sono pari. Un re con un re, un paladino con un saraceno, ciascuno con la sua armatura, con il suo cuore, il suo sentiero, il suo destino, felice o infelice, chiaro o scuro, bello o brutto. L’incontro con l’altro nella loro storia a volte è fatale, segue la vita che la sorte, più o meno cieca, ha in serbo per lui.  E noi siamo solo testimoni delle loro avventure e li accompagniamo durante il frastuono di epiche battaglie o nella dolcezza dei loro amori.

Pupi-personaggi di gran valore con la loro personale narrazione, temprata nella fucina della creatività dell’oprante che li fa nascere, crescere e li accompagna fino al crepuscolo nelle assi del palcoscenico, di serata in serata, di anno in anno, di secolo in secolo. Oriente e Occidente qui sono uniti. Nessuna vittoria, nessuna sconfitta. I nostri “campioni” stanno l’uno accanto all’altro, vivi, audaci fedeli alla pittorica tela del proprio racconto.
cuNticchio
cuNticchio

Fondalino di Roberta Barraja
Realizzato da Laura Plaja e Gabriele Genova

Dimensioni: 5 x 6 m. di altezza
Materiale e tecnica: tappeti, tessuti, fibre, cordami, materiali da riciclo trattati con collanti e vernici - tecnica mista

Novella, racconto, romanzo o romanza; canzone di gesta, cunto: cuNticchio. L’esigenza è quella di dare un fondo, un corpo, alle mille possibili storie.
Tale necessità si risolve nella scelta di trattare elementi e materiali diversi; materiali da decontestualizzare, utilizzare come base; tappeti come isole tematiche, trame raccordate fra loro attraverso linee che suggeriscono i possibili sviluppi, uniti a comporre un unico ambiente narrativo.
Queste le suggestioni evocate dall’invito dell’Associazione Figli D’Arte Cuticchio a partecipare a La macchina dei sogni 2017.


Normanna
Installazione Normanna

Ideata e disegnata da Alessia D'Amico
Realizzazione Laura Carollo, Alberto Mangiapane, Rosario Mangiapane
Collaboratori Alessandra Guagliardito, Caterina Napolitano, Claudia Saccullo
Montaggio Manuel Luminarie Artistiche

Normanna è un’installazione ispirata alla Palermo normanna, realizzata con due spalliere su pali e collocata nell’atrio nuovo, lo spazio che accoglie gli spettacoli del Festival. Nelle formelle e negli archetti di questa luminaria è inserita la foglia d’oro dei mosaici della Cappella Palatina, caratteristica della ricerca di Alessia, la quale usa luce riflessa per moltiplicare l’atmosfera delle architetture del legno tradizionale. Questa luminaria è una ulteriore elaborazione del piccolo arco che venne esposto nella facciata dello studio di Giuseppe Pitrè durante la scorsa edizione del Festival.


Omaggio alla moschea di Djenne
Omaggio alla moschea di Djenne

Installazione di architettura di terra
Progetto e realizzazione del CRESM

Nel Mali esiste una cittadina che vive attorno alla sua grande moschea, da tutto il mondo si recano a vedere una delle più grandi costruzioni di architettura di terra. Una volta l'anno in conseguenza della stagione delle piogge tutto il paese si industria per ricostruire il manto di intonaco di terra lavato via dalla pioggia. Un esempio di come l'espansione Araba, che da noi si è fusa con la cultura Normanna, in altri paesi si sia integrata con le tradizioni del luogo. La globalizzazione d'oggi ci segnala la presenza di artigiani-muratori-architetti centroafricani che vivono a Palermo ma non dimenticano la propria identità “Islamico-Africana”.

Il CRESM nasce a Gibellina (TP) alla fine degli anni '60 del Novecento nel solco dei movimenti popolari post-terremoto del Belice. Oggi promuove lo sviluppo locale, integrato e sostenibile, in riferimento alla fasce e ai territori svantaggiati in Italia e nel mondo attraverso l'elaborazione ed animazione di piani di sviluppo partecipati.
Dal 2012 con il progetto Comunità Urbane Solidali, finanziato dalla Fondazione con il Sud, ha avviato una mappatura delle tecniche di costruzione in bioedilizia degli immigrati residenti a Palermo. Con il progetto Nuove Officine alla Zisa, che partirà entro la fine del 2017, allestirà delle officine professionali dove sperimentare e promuovere le tecniche mappate.
Nell'ambito della Macchina dei Sogni realizzerà un modello in scala ridotta (2 m³) di un'abitazione tipica di alcune zone del Mali con tecniche di bioedilizia locale.
La costruzione sarà realizzata con mattoni in terra cruda e paglia, completamente ecosostenibile e biodegradabile.


Sagome merlate in balcone
Installazione Sagome merlate in balcone

Installazione-collage di centrini in lana e cotone su stoffe di Alessia D'Amico e Grazia Inserillo

Uscite dalle cinque persiane di un antico balcone, si affacciano a bordo ringhiera le nere sagome lignee di donne, uomini, re… di un antico corteo,  che si presenta al passìo cittadino nella sua natura di bianco merlata, forse un po’ effimera e vanitosa, eppure filata  dai segni del tempo dell’arte antica, che sa di operoso decoro, di mani carnali e sapienti, preso o rubato ai giorni dei secoli, dai muri “mosaicati” e lucenti d’oro, dal rosso delle cupole fiorenti e dalle geometrie dello splendore arabo-normanno,  ai bianchi stucchi di volte imponenti, e per ago e filo riportato, rielaborato, ricercato e ritrovato nei segni-disegni delle tende, delle tovaglie,  delle coperte di un quotidiano appena passato, quasi a ricordarci continuamente la ricca  natura panormita in cui siamo nati…l’oro dell’albero della vita di un prezioso e regale mantello...
Di ghirigoro in ghirigoro, di rosoni di centrotavola e di cattedrale, di foglia e di cotone, di seta o lana, uncinati dai ferri dei mestieri siamo lì…sono lì, sagome come ombre-presenze raccamate in viso al sole e in abbraccio alla luna.

Arabia
Installazione Arabia

Installazione ideata e disegnata da Fabrizio Lupo
Realizzazione Laura Carollo, Alberto Mangiapane, Rosario Mangiapane
Collaboratori Alessandra Guagliardito, Caterina Napolitano, Claudia Saccullo
Montaggio Manuel Luminarie Artistiche

Arabia è un’installazione realizzata a Piazza Bologni, che comprende due grandi stelle e quattro totem fissati su pali. Ispirata alla Palermo araba, questa luminaria utilizza la lampadina a incandescenza su bacchetta di legno, che la lega, col suo caratteristico portalampada, alla tradizione più recente. Naturalmente sono state aggiunte alcune piccole innovazioni: il trattamento del legno con foglia d’argento, il posizionamento atipico nella stessa luminaria di lampadine sia “'n faccia” che “di cozzo” e anche il disegno della stella a dieci punte con leggere asimmetrie.

Da minuscoli fuochi ad architetture di luce
di Fabrizio Lupo

Durante gli anni passati accanto ai luminaristi di tradizione per illuminare feste e festini ho sperimentato un tecnica per comporre e scomporre in digitale gli elementi disegnati dagli artigiani nelle loro botteghe. I disegni sono per lo più tratti dagli ordini e dagli stili architettonici del Barocco, a volte del Liberty, nelle linee si riconosce sempre la derivazione dagli oggetti della natura stilizzati, fiori e spirali si sposano con capitelli, archi e colonne, diversamente dalle luminarie napoletane è raro trovare figure e corpi umani, anche se ogni tanto si intravede un pavone o la sua ruota di lampadine colorate. Questo lavoro mi ha insegnato tanto ma diversamente dall'artigiano delle luminarie che le disegna a terra a grandezza naturale segnando il pavimento della bottega con le forbici da elettricista, io da bravo artigiano del mouse ho usato un altro mezzo per disegnare le stesse luminarie: una ristretta cerchia di programmi che si usano per il Web, la carta stampata, le scene e gli arredi e che hanno come base la fotografia o la linea vettoriale astratta, così la ricerca della linea perfetta diviene sempre più prossima all'immaginazione immateriale nella mente. Ma allora cos'è più forte? Il segno che nasce dagli attrezzi della bottega o quello che si forma nello spazio virtuale? La risposta semplice e positiva è che la nuova esperienza si generi senza cancellare il passato, senza dimenticare la bellezza della sperimentazione artigianale che con le proprie mani compone curve e listelli di legno traforato.
La tecnologia LED sta per soppiantare un secolo fatto di filamenti ad incandescenza ma non dimentichiamo che la luminaria che noi oggi chiamiamo “di tradizione” usa la geniale innovazione di Edison rivoluzionario dell'era elettrica. Le prime grosse lampadine dei nonni degli odierni luminaristi soppiantarono le precedenti tecnologie: il gas, il lume ad olio, le “candelone”, le padelle romane e via via all'indietro nel tempo per migliaia di anni fino ad arrivare al fuoco che decorava le pareti delle grotte proiettandovi quelle ombre destinate a trasformarsi nel tempo in figure d'ocra danzanti, racconti di riti misteriosi come dimostrano le incisioni rupestri dell'Addaura alle pendici di Monte Pellegrino. E prima del fuoco, il sole in persona regalava e regala bellezza al mondo. Abbiamo imparato a disegnare le visioni grazie al fuoco ed oggi stiamo raffinando sempre più l'arte del disegnare con la luce: monitor, proiezioni, lampade, fili e tessuti luminosi in un percorso di spazializzazione del segno luminoso che, se non dimentica il passato artigianale, sicuramente ci porterà verso un universo elegante oggi solo immaginabile.


NORmaniche
Installazione NORmaniche width=

Installazione materica di Roberta Barraja
Assistenti alla realizzazione Francesca Mandalà, Jessica Rizzo
Collaboratori Chiara Graziano, Marta Plumari

Dimensioni: 14 x 6 m. di altezza
Materiale e tecnica: maniche, tessuti, fibre, cordami, materiali da riciclo trattati con collanti e vernici e fissati su rete zincata - tecnica mista

È un’installazione-collage di trame e tessuti, situata sulla parete dell’Atrio principale di Palazzo Riso. Al calare del sole accoglie le proiezioni di Fabrizio Lupo, che animano scene di caccia, quelle stesse scene che possiamo trovare nei mosaici delle stanze di Ruggero al Palazzo dei Normanni. Un modo diverso di raccontare le storie con la luce.
L’animazione digitale su un tessuto di stoffe, intrecciate con reti metalliche, dà vita alle immagini raffigurate nei mosaici come fosse un arcaico storyboard degli avvenimenti.

NORmaniche è il titolo dell'opera sit specific creata per la facciata dell’atrio principale di Palazzo Riso.
Il progetto nasce per La Macchina dei Sogni ed è frutto della collaborazione con l’Associazione Figli D’Arte Cuticchio e lo scenografo Fabrizio Lupo.
Il principio ispiratore dell'opera sta nella visione che i Normanni avevano della città di Palermo come capitale sociale, cosmopolita, del mondo.
Filo conduttore il gesto della Madonna, rappresentata nell’Annunciazione a Palazzo dei Normanni, colta mentre tesse la tonaca della passione di Cristo; un filo di lana rossa che segna il percorso.
L'opera è realizzata utilizzando parti di vestiario, in particolare maniche ed altri materiali di riciclo quali fibre, corde, ecc., per evocare tramite il loro impiego la trasmissione delle arti e dei saperi come vortice di idee, gestualità, modelli e comportamenti; verbo siciliano che ne ha caratterizzato l'intelaiatura sociale e culturale nei secoli.
Così, tessuti e materiali già carichi di una vita propria, possono ora ricreare poetiche e simbologie nuove.
Il percorso di ricerca continua prendendo in analisi le figure racchiuse all’interno delle forme geometriche che scandiscono gli spazi architettonici presenti a Palazzo dei Normanni. Da qui la scelta di contrappuntare, all’interno dell’installazione, i pieni con i vuoti, utilizzando la maglia metallica come supporto per rimarcare, all’interno dei rosoni, l’assenza dei soggetti; vuoti di memoria di una coscienza culturale oggi svanita.
Il desiderio di rinascita si manifesta all’imbrunire, quando l’installazione, dai toni volutamente neutri, prende vita attraverso le proiezioni ideate da Fabrizio Lupo, che animano il passato in un flusso di colori, luci e ombre.


Sipario Mediterraneo
Sipario Mediterraneo

Installazione-collage di centrini in lana e cotone su stoffe di Alessia D'Amico e Grazia Inserillo

Frutto di un lento e minuzioso lavoro a quattro mani, nato dalla collaborazione tra la scenografa Alessia D’Amico e la fiber artist Grazia Inserillo.
La poetica femminile di un’arte ancestrale come la tessitura incontra lo spettacolo del teatro. Pizzi e trine ricamati tracciano, su un patchwork di stoffe, il Mar Mediterraneo, nei secoli scenario di viaggi, di esodi, di espatri e di un eterno migrare di popoli. Giunture grossolane assurgono a confini geopolitici dell’immaginazione; pezzi di stoffa s’intrecciano a doppio filo come a voler celebrare, attraverso l’azione di ago e telaio, lo storico crocevia di culture, commerci e contaminazioni. Un grande collage di centrini in lana e cotone su stoffe, che impreziosisce il sipario del grande palco dove la sera hanno luogo gli spettacoli.

Associazione Culturale Figli d'Arte Cuticchio